giovedì 18 dicembre 2008

(no)X(mas) party


lunedì 22 dicembre dalle ore 18.30
Redazione AgenziaX
via Pietro Custodi 12 - Milano

(no)X(mas) PARTY

aperitivo con gli autori

anteprima del libro+ cd Renegades of Funk di u.net

con brani di Esa, Tormento, Militant A, Bonnot, Donald D, Mastino e tanti altri

tutti i libri in catalogo al 40% di sconto

lunedì 15 dicembre 2008

Conflitti sotterranei

Due appuntamenti vicinissimi:

oggi pomeriggio, presso Palazzo Nuovo Occupato, a Torino
nella sala lauree di Lettere e Filosofia
ISRAELE COME PARADIGMA
Presentazione della rivista Conflitti Globali n° 6

Interverranno:
Angelo d'Orsi, docente di Storia del pensiero politico contemporaneo presso la Facoltà di Scienze Politiche di Torino
Massimiliano Guareschi, docente di Politiche globali presso l'Università di Genova
Marco Allegra, ricercatore presso il Dipartimento di Studi Politici di Torino
A seguire dibattito con i presenti.

domani, invece:

Libreria del Mondo Offeso - ore 18.30
I SOTTERRANEI DELLA RIVOLTA

Manolo Morlacchi presenta
La fuga in avanti
la rivoluzione è un fiore che non muore

Marco Philopat presenta
Roma K.O.
romanzo d'amore droga e odio di classe

martedì 9 dicembre 2008

La Grecia in rivolta


Esprimiamo tutto il nostro dolore per l'assassinio di Alexander Grigoropulos, studente quindicenne ucciso sabato notte dalla polizia, ad Atene.
La notizia è stata riportata malamente, in Italia: (quasi) nessuno racconta, a proposito di questa prima rivolta della crisi, che tutto è cominciato durante uno sciopero indetto dalle infermiere per protestare contro i tagli del governo, e che gli studenti di medicina hanno preso in ostaggio il Ministro della Sanità per un'ora per costringerlo ad ascoltarli. Inoltre: gli studenti sono in piazza insieme ai loro professori, le università sono occupate da giorni, persino i pensionati protestano nelle strade.
Vi proponiamo questo articolo di Ulisse Ognistrada, pubblicato su Senza soste che fa un'analisi lucida della situazione:


Con questo editoriale, lo confesso, voglio togliermi alcuni “sassolini” dalle scarpe, che tengo da alcuni anni, perchè credo che l'Italia sia il regno dell'ipocrisia e delle cose non dette.
Cercherò, inoltre, di astrarmi, molto difficile per me, cercando di vedere con occhi non soltano militanti, ma anche da “democratico” che cerca di porsi domande.
Certo farò dei paralelismi tra due paesi, Grecia e Italia, sorvolando sulle analisi socio economiche, che lascio ad altri ma che ritengo, nei fatti di questi giorni, ininfluenti perchè riguardano comportamenti e opportunità e non interventi politici.
Il primo parallelo con occhi di “democratico” me lo ha suggerito un tale, questa mattina al Bar. Davanti agli articoli dei giornali sui fatti di Atene si rivolge ad un amico dicendo “ certo, hanno ammazzato un ragazzino, il governo ha preso e arrestato immediatamente due poliziotti, il ministro ha chiesto pubblicamente scusa e ha rassegnato le dimissioni ( poi respinte - n.d.r. ), in Italia, invece, hanno assolto i poliziotti della Diaz e hanno detto che Carlo Giuliani è stato ammazzato per colpa di un calcinaccio” ascolto interessato la discussione quando l'interlocutore risponde, “anche il Partito Socialista ha attaccato la polizia, ha chiesto le dimissioni del governo, in Italia, per il G8 invece la preoccupazione fu trovare il capro espiatorio e furono i Black Block:I facinorosi che attaccano la polizia. Invece di condannare chi sparò in testa ad una ragazzo”.
E chiaro che il governo greco è un'istituzione formata da un partito lontano da una gestione democratica del potere e della polizia, ma è anche vero che uno stato, membro della UE, ha preso una posizione certa e immediata sui fatti , mentre tutti ricordiamo i giri di parole del governo italiano e, soprattutto, dell'opposizione sui fatti di Genova 2001.
In Italia abbiamo assistito a poliziotti incatenati davanti alla questura per protesta contro chi li accusò e condannò per i pestaggi nella caserma di Napoli, ma non si è mai vista una manifestazione di massa dei partiti della sinistra davanti ad una questura o una caserma, questo perchè si riconosce, anche davanti agli omicidi, una legittimità democratica a chi, negli anni, non negli episodi, ha ampiamente dimostrato di non saper cosa è la democrazia, nemmeno quella che un tempo definivano “borghese”.
Dal punto di vista militante il quadro, in questo parallelismno forzato, e ancora più desolante, per chi come al sottoscritto, poco importa del teatrino politico delle istituzioni e dei partiti.
La rivolta generalizzata in Grecia ci deve insegnare molto. Ci dimostra, in tutta la sua crudeltà, gli errori fatti dal movimento a Genova e dopo. Ci insegna che gli scontri non si concordano con la polizia, ci racconta di quanto fu illusorio e sbagliato l'allargamento del movimento a gruppi lontanissimi tra loro, in modalità e forme della politica, ci dà una visione corretta del concetto di “non violenza”.
Ci mostra come la sinistra anticapitalista greca ( anche quella presente in parlamento ) non si è dissociata dagli scontri e non ha cercato alibi, come fece, invece, Agnoletto a suo tempo.
Ci deve far capire fino a che punto lo stato si può permettere di reprimere e ci insegna come reagire alla crisi.
Ma più di tutto ci mostra un'altra cosa: la rivolta di domenica, che ha portato al tragico omicidio di un 15enne, è nata dalle proteste contro la riforma scolastica del governo greco, una riforma che, se messa a confronto di quella italiana, è una barzelletta, una storiella buffa in un contesto di crisi economica che la nostra generazione non immaginava nemmeno possibile.
In Italia, l'Onda ( che adesso pare più una risacca ) ha speso troppo del suo tempo nell'affermare di essere apolitica e nel differenziarsi dal '68, come se fosse una grave onta, invece di rivendicare una continuità, se non polica almeno morale, con le lotte anticapitaliste che dal vituperato '68 francese hanno rivoltato il mondo per almeno un decennio.
L'Onda, ha inutilmente invocato il Capo dello stato, come se davvero fosse garante di qualche cosa e non uno dei tanti attori ( o burattini ) delle istituzioni economiche nazionali ed internazionali.
Almeno una cosa quest'Onda divrebbe fare propria dall'esperienza del '68, dovrebbe capire e applicare una delle frasi più celebri pronunciate in quegli anni da Ernesto Che Guevara “Siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualunque ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo”, se così fosse i giovani che oggi scendono nelle piazze contro la Riforma Gelmini doveebbero sentire come proprio il dolore che oggi sentono i giovani greci ed avrebbero sentito il dovere morale di esprimere la solidarietà dovuta, con il linguaggio che li dovrebbe accomunare, la rivolta.
Una cosa mi fa sperare ed è il comportamento tenuto dall'informazione sulla vicenda Greca. Una informazione pilotata che ha chiaramente paura che la Grecia possa simboleggiare quello che la Francia simboleggiò con il suo Maggio.
Repubblica Tv corre a dire che il ragazzo ucciso era di “buona famiglia” e che gli scontri sono creati dalla sinistra estrema che cavalca la protesta.
Il Tg1 nella notizia sulla morte del giovane greco cita testualemnte “ UCCISO PER ERRORE” mentre i due poliziotti sono stati arrestati per omicidio. Come sempre accade la TV di Stato fornisce la versione della polizia ( tra l'altro smentita pure dal governo ) e non cita i testimoni oculari che hanno fatto sì che i due poliziotti fossero arrestati.
Che davvero la Grecia del 2008 sia la Parigi del 1968?

lunedì 1 dicembre 2008

Appuntamenti sparsi

La prima settimana di Dicembre ci offre una serie di appuntamenti in giro per l'Italia:

Si incomincia con il Duka, che il 2 sarà a Bologna, presso l'università occupata, per presentare Roma K.O. e non solo. Non siamo di certo i primi a notare le affinità tra il movimento dell'Onda Anomala e quello della Pantera, che ha visto il Duka in prima linea... L'appuntamento è per le h 21 di martedì, ma siamo sicuri che dopo presentazione e reading il dibattito sarà intenso.

Il 4 doppio appuntamento: a Firenze, presso il CSO Next Emerson, dove reginazabo parlerà della Guida steampunk all'apocalisse. Dalle h 20 in poi.

A Milano, invece, presso la Galleria Blanchaert, Marco Philopat presenterà Inverno alla Grand Central con l'autore, Lee Stringer, in tour per presentare l'edizione italiana del suo romanzo, edito da nottetempo. Un'intensa narrazione di strada, nel filone del racconto orale. Dalle h 19.

Verso la fine della settimana, dopo le anteprime al Festival dei Popoli di Firenze e al Filmaker Festival a Milano, entrerà in libreria Claire Simon - La leggenda dietro la realtà, a cura di C. Chatrian e D. Persico

A chiudere la settimana ci pensa ancora reginazabo, alla libreria La Citè di Firenze, che presenta Steampunk insieme ai redattori della rivista autoprodotta Ruggine. Dalle h 19.

mercoledì 26 novembre 2008

Claire Simon a Filmaker



Verso la fine di settimana prossima sarà in libreria Claire Simon - la leggenda dietro la realtà.
Nel frattempo però lo trovate già al Filmaker Festival, che si tiene allo Spazio Oberdan di Milano, fino al 30 novembre. Claire Simon è infatti la regista a cui è dedicata la retrospettiva di quest'edizione.
Noi saremo all'Oberdan con un banchetto dei libri di Angezia X venerdì 28 novembre, dalle 18 in poi.
Vi aspettiamo, cinefili e non.

martedì 18 novembre 2008

Movimento / Movimenti


La Libreria del Mondo Offeso è un bellissimo spazio da poco inaugurato in Corso Garibaldi 50 (nel cortile interno!)che si presenta come punto d'incontro e di partecipazione, oltre a vantare una vasta scelta di volumi di narrativa e saggistica italiani.
Giovedì 20 novembre alle 18.30 ci sarà un confronto interessante a cui parteciperà anche Agenzia X con un suo autore. Eccovi tutte le informazioni:

MOVIMENTO / MOVIMENTI

L'esperienza dell'ONDA del 2008 e la memoria dei movimenti del secolo scorso.

Partecipano:

Il coordinamento dei collettivi studenteschi milanesi
Il Collettivo Studentesco AURART dell'Accademia di Brera
Marco Donati di Retescuola
Bruno Giorgini, ricercatore della facoltà di Fisica di Bologna ed ex esponente del Movimento del '77
Alessandro Bertante autore di Contro il '68 (Agenzia X)
Vincenzo Latronico autore di Ginnastica e rivoluzione (Bompiani)

Ingresso libero.

venerdì 14 novembre 2008

Toxic asset, toxic learning

Gli Stati occidentali che hanno smantellato i sistemi di welfare si sono ridotti a ingoiare toxic asset, voi cercate di non inghiottire toxic learning! Avrete già fatto un passo in avanti per vivere meglio.

In occasione della manifestazione dell'Onda Anomala a Roma, vi segnaliamo un lucidissimo testo di Sergio Bologna a proposito della situazione dell'unversità, della politica italiana e della crisi economica globale. Si tratta di un intervento proposto dopo un incontro all’Università di Siena, organizzato dal Centro ‘Franco Fortini’ nella Facoltà di Lettere occupata, il 6 novembre 2008.

State vivendo un’esperienza eccezionale, l’esperienza di una crisi economica che nemmeno i vostri genitori e forse nemmeno i vostri nonni hanno mai conosciuto. Un’esperienza dura, drammatica, dovete cercare di approfittarne, di cavarne insegnamenti che vi consentano di non restarvi schiacciati, travolti. Non avete chi ve ne può parlare con cognizione diretta, i vostri docenti stessi la crisi precedente, quella del 1929, l’hanno studiata sui libri, come si studia la storia della Rivoluzione Francese o della Prima Guerra Mondiale.
Ho letto che l’Ufficio di statistica del lavoro degli Stati Uniti prevede che nel 2009 un quarto dei lavoratori americani perderà il posto.
Qui da noi tira ancora un’aria da “tutto va ben, madama la marchesa”, si parla di recessione, sì, ma con un orizzonte temporale limitato, nel 2010 dovrebbe già andar meglio e la ripresa del prossimo ciclo iniziare. Spero che sia così, ma mi fido poco delle loro prognosi.
Torno da un congresso che si è svolto a Berlino dove c’erano i manager di punta di alcune delle maggior imprese multinazionali, con sedi in tutto il pianeta, gente che vive dentro la globalizzazione, che dovrebbe avere il polso dei mercati, gente che tratta con le grandi banche d’affari e con i governi. Mi aspettavo un po’ di chiarezza, qualche prognosi meditata. Balbettii, reticenze, sforzi per minimizzare, qualcuno che fa saltare la conferenza all’ultimo minuto perché richiamato d’urgenza. Pochissimi quelli che hanno parlato chiaro dicendo che la cosa è molto seria, che nessuno sa come andrà a finire e che le conseguenze potrebbero essere catastrofiche.

continua a leggere QUI

AMNISTIA PER LA POLIZIA

Riportiamo il comunicato di Supportolegale:

Giovedì 13 novembre 2008 si è concluso l'ultimo dei tre grandi processi di primo grado per gli eventi legati alle proteste contro il G8 del luglio 2001 a Genova.
Il processo a 29 funzionari di polizia per l'irruzione alla scuola Diaz che terminò con 93 persone arrestate illegalmente e 61 di queste ferite gravemente si è concluso con una sentenza esemplare: sedici assoluzioni e tredici condanne.
Il tribunale ha deciso di condannare solo gli operativi e di assolvere a pieno titolo chi ha pianificato un'operazione vendicativa e meschina. Di assolvere le menti che per giustificare una carneficina hanno deciso di piazzare due bombe molotov recuperate nel pomeriggio tra gli oggetti rinvenuti, di mentire circa l'accoltellamento di un agente, di coprirsi l'uno con l'altro raccontando incredibili resistenze da parte degli occupanti della scuola e saccheggiando il media center che vi si trovava di fronte. La ciliegina sulla torta del presidente Barone e delle sue due giudici a latere Maggio e Deloprete: alle vittime di quella notte va qualche spicciolo, tanto perché nessuno si lamenti di essere stato tagliato fuori da una immaginaria torta.

Alla lettura della sentenza nessuno di noi si è meravigliato. Non siamo delusi,
non siamo tristi, né pensiamo alcuno dovrebbe esserlo. Siamo solo furiosi.


Non abbiamo mai creduto che la giustizia fosse veramente "uguale per tutti", non abbiamo mai creduto che chi esercita il potere avrebbe ammesso di essere giudicato, di essere messo in discussione.
Ma il dileggio con cui è stata confezionata questa sentenza parla da sé: l'amnistia per la polizia è la seconda parte di quell'operazione vendicativa e meschina che ha portato alla Diaz.
E' il secondo tempo della vendetta per la frustrazione e il terrore che lo Stato e i suoi apparati hanno provato in quei giorni di rivolta. Non ce l'hanno mai perdonata e non ce la perdoneranno.
La sentenza che chiude questo ciclo di processi di primo grado dovrebbe essere una lezione di storia, e forse grazie ad essa restituiremo la dignità a una vicenda che ne ha avuta molto poca, perché molti oltre a noi si accorgeranno di qualcosa che è la base di quanto è successo a Genova in quei giorni.
Esiste una posizione per cui parteggiare: quella degli insofferenti, quella dei subalterni, degli sfruttati, dei deboli, di coloro che lottano per un mondo migliore e più equo.
Ed esiste un'altra posizione, quella di chi comanda ed esegue, di chi tortura e vìola, dei forti con i deboli e dei deboli con i forti, quella di chi esercita il potere e lo coltiva.

Nella vita bisogna scegliere. Noi lo abbiamo fatto, oliando meccanismi di memoria che altrimenti avrebbero condannato all'oblìo una pagina nera della storia italiana e internazionale. Noi lo facciamo tutti i giorni. Non abbiamo rimorsi e non abbiamo rimpianti per quanto è avvenuto.
Solo rabbia. E non siamo i soli.

Supportolegale

martedì 11 novembre 2008

netstrike contro la Gelmini

Segnaliamo un'iniziativa di netrike contro il ministero della pubblica istruzione, un tipo di lotta una volta molto diffuso che ora torna d'attualità.

L'appuntamento è per giovedì 13 novembre, alle ore 14, ed è possibile aderire secondo il proprio livello di competenza informatica... insomma vale sia per chi a malapena sa collegarsi a internet come per gli hacker provetti: tutti possono fare qualcosa.

tutte le info le trovate QUI.

venerdì 31 ottobre 2008

Tremonti sgomberato!

Tra le varie segnalazioni che abbiamo ricevuto dagli studenti in questi giorni di proposta, eccone una particolarmente significativa di qualche giorno fa...

Martedì 28 ottobre si è tenuta presso il cortile del rettorato l'assemblea delle assemblee di facoltà, partecipata da un migliaio di studentesse e studenti, dottorandi, ricercatori e personale tecnico-amministrativo.
Al termine dell'assemblea, studentesse e studenti sono partiti in corteo verso lo
studio del professor Giulio Tremonti, estensore della legge 133 e
ordinario di diritto tributario presso il dipartimento di economia pubblica e territoriale dell'università di Pavia.
Non avendo trovato il professore in studio, essendo in congedo
parlamentare da 14 anni
, gli studenti hanno consegnato dei messaggi raccolti precedentemente in assemblea.
Gli studenti, ritenendo Tremonti, ministro dei tagli all'istruzione, incompatibile con ogni incarico accademico, hanno reso esecutivo lo sfratto dal suo studio.
Sprechi? Tagliamo i baroni!
citava lo striscione appeso alla sua finestra.
Le riforme non le fanno i ministri, men che meno quelli che in università non mettono piede da anni, men che meno con tagli indiscriminati.
Le riforme dell'università le fa il corpo vivo dell'università.
Non paghi, gli studenti, hanno dato vita ad un corteo spontaneo per le vie cittadine, al grido di "non pagheremo noi la vostra crisi".
Il corteo ha invaso gli spazi cittadini, coinvolgendo gli abitanti di una città universitaria totalmente dipendente, sia culturalmente che economicamente, da chi
anima l'ateneo.

- studenti contro la 133 Pavia -

giovedì 30 ottobre 2008

8 novembre @ Cox18



Da alcuni anni il movimento noglobal è mutato in un movimento globale di azione climatica. E’ un movimento transnazionale che si sta già organizzando contro il Climate Summit che a Copenhagen il 30 novembre del 2009 deciderà il successore del Trattato di Kyoto e quindi il destino della biosfera. In europa il movimento anticapitalista di climate justice è rappresentato dai Climate Camp che si tengono in Inghilterra e Germania, da reti come Klimax e Rising Tide che stanno mobilitando centinaia di migliaia di persone per l’educazione ambientale e l’azione diretta ecoattiva, per comunità sostenibili, il blocco e il sabotaggio degli emettitori, con sperimentazioni di ecohacking volte a mostrare che un’altra vita è fattibile insieme, qui e ora.
In tutta europa la multinazione dell’energia e-on (f-off!) è bersagliata dagli attivisti per impedire il ritorno suicida al carbone fossile, mentre spende in milioni in pubblicità di greenwashing, anche sulla Gazzetta dello Sport.
In tutto il mondo collettivi e comunità sperimentano con tecnologie solari ed eoliche e con techniche permaculturali di gestione dei cicli della produzione del cibo, dell’energia, dell’acqua, dei rifiuti.
Anche a Milano e nel resto d’Italia questo accade. Tuttavia questi sforzi sono ancora troppo spesso misconosciuti. L’incontro Ecoresistenze vuole colmare questa mancanza, proponendo dimostrazioni, resoconti e discussioni relative alle comunità sostenibili, all’ecohacking come forma di attivismo, alle mobilitazioni per impedire ancor più sconvolgenti cambiamenti climatici.

ECORESISTENZE - Steampunk & Co.
sopravvivere all'apocalisse

Sabato 8 novembre dalle 16.00
Nel centro sociale autogestito COX 18
Via Conchetta 18 – Milano

Ore 16.30 Aleikos e l’educazione ecologica
Ore 17.30 Granara e l’ecotopia
Ore 18.30 Sun System e l’ecohacking
Ore 19.30 Aperitivo
Ore 20.30 Alex Foti, Climate action
Ore 21.30 Presentazione del libro Guida Steampunk all'Apocalisse di Margaret Killjoy, parteciperà la curatrice reginazabo
Ore 23.00 dj set BlackFridayCrew
djs Drago & Herrera

mercoledì 29 ottobre 2008

Ecoresistenze

Ancora news sulla Guida steampunk all'apocalissi:

Ieri Alberto Prunetti su Carmilla ha recensito il libro facendo alcune interessanti osservazioni:

Cose che si possono fare anche adesso, quando l’apocalisse non è (ancora) arrivata, per riprendere in mano la propria esistenza, provare a sfuggire ai flussi devastanti del mercato, combattere la tendenza del capitalismo a delocalizzare il cibo che ci tiene in vita. Sta qui forse il messaggio più diretto della guida e del movimento, aldilà di certi estetismi tecnofili un po’ kitch e postmoderni: autogestisci, autoproduci, autocostruisci. Ricupera e condividi i saperi necessari a sopravvivere, senza dipendere dalla megamacchina.

La versione integrale del suo intervento QUI.


Il libro sarà presentato sabato 8 novembre presso il CSOA COX18 nel corso di un'iniziativa che si terrà dalle h. 16 fino a tarda notte: Ecoresistenze - steampunk & co. - sopravvivere all'apocalisse.
Alla partecipazione parteciperà la curatrice e traduttice della Guida, reginazabo.
Presto online il programma completo, che vedrà anche la partecipazione di Sun System e Ecohacking, Aleikos, Granara, Climate Action...
per finire DJ set di Drago & Herrera

lunedì 27 ottobre 2008

Guida steampunk all'apocalisse - anche in Second Life!

Parliamo ancora della nostra nuova uscita, la Guida steampunk all'apocalisse di Margaret Killjoy, tradotta e curata da reginazabo.



Domenica 19 ottobre, infatti, si è tenuta la presentazione al Delos Bookstore su Second Life.
reginazabo (Asim Nowhere su SL) ne ha parlato insieme a Eliver Delphin.
Per chi se l'è persa è possibile leggere il log della chat QUI.
Ecco anche le fotografie della serata, di
Opensource Obscure...




giovedì 23 ottobre 2008

solidarietà agli studenti

Agenzia X è solidale con gli studenti in lotta in tutta Italia.
Seguiamo con preoccupazione certe dichiarazioni, come quella di oggi di Cossiga, a nostro parere del tutto sconcertante:

"Maroni dovrebbe fare quel che feci io quando ero ministro dell'Interno.
In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...
Gli universitari invece deve lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infirltrare il movfimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città.
Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri.
Nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbgero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano. Soprattuto i docenti.
Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì."

Francesco Cossiga, intervista a QN del 23-10-2008

mercoledì 22 ottobre 2008

the road to Campobasso


In questi giorni strapieni seguiamo con attenzione e con la massima solidarietà le lotte degli studenti in tutta Italia, a Milano in primo luogo. Così come abbiamo sentito con preoccupazione degli sgomberi dell'Horus Occupato e del Lab. Paz.
Per info su entrambi i punti vi rimandiamo all'aggiornato Globalproject.

Per quanto riguarda i nostri libri, torneremo presto a occuparci della Guida steampunk all'apocalisse, ma per ora un'altra notizia che riguarda il nostro Duka, presto in viaggio per Campobasso:
Venerdì 24 alle ore 19, infatti, presenterà Roma K.O. presso la Caffetteria Morelia equa e solidle, a Campobasso, appunto.
Dalle 20.30 invece cena con l'autore e con i prodotti di libera terra, a seguire DJ set. Cosa aspettate?

venerdì 17 ottobre 2008

Domenica su Second Life

Domenica 19 ottobre alle ore 21 al Delos BookClub su Second Life verrà presentata l'edizione italiana del libro Guida Steampunk all'Apocalisse

Scritta da Margaret Killjoy e originariamente pubblicata a cura dello SteamPunk Magazine, la Guida spiega come sopravvivere all'imminente crollo della nostra civiltà, rimettendo in moto le care vecchie tecnologie a vapore. Il volumetto è arricchito da numerose illustrazioni a tema, rigorosamente in bianco e nero, e schemi tecnici di realizzazione delle diverse macchine.

Rispetto all'edizione originale, inoltre, ci sono
una bibliografia ampliata e due appendici tratte dallo Steampunk
Magazine, una dedicata ai vari scenari di apocalisse e un'altra
contenente saggi sullo steampunk.

La Guida Steampunk all'Apocalisse esce in Italia per AgenziaX in una edizione Creative Commons curata e tradotta da Reginazabo, che — durante la presentazione al BookClub — risponderà alle domande degli ospiti e alle curiosità su tutto ciò che è SteamPunk. Seguiranno delle letture a tema, selezionate da Reginazabo e lette in voice da Eliver Delphin.

L'appuntamento è per domenica 19 ottobre alle ore 21:00 al Delos BookClub su Second Life.

info sul sito ufficiale di Agenzia X.

Coordinate:
http://slurl.com/secondlife/Amberaldus/206/246/80

dibattito...

riportiamo il dibattito sviluppatosi sulla lista di discussione Neurogreen, a proposito dell'intervento su Carmilla da noi segnalato ieri:


STEFANO

Ho fatto quattro chiacchiere con Philopat qualche mese fa, proprio prima di partire per Dublino alla Conference del Basic Income Earth Network. . Philopat mi ha messo un po' in crisi. Mi fa: "Senti io sono chi narra il contropotere, non sono un politico, sono uno che cerca i luoghi in cui il contropotere si sviluppa. Però questa cosa del reddito ce la stiamo dicendo da anni, ma non attecchisce nell'immaginario. L'immaginario alla fine rifiuta il denaro, vuole altro". Ora a me - che faccio l'economista - queste quattro chiacchiere con Philopat mi hanno messo in crisi. (A proposito leggete Roma KO di Philopat e il Duka, Agenzia X, perchè è bellissimo).


ROSSANA

Grazie davvero per la chiarezza. Quanto a Philopat che narra del contropotere ho qualche difficoltà. Di quale contropotere parla?
Se racconta quello di un tempo allora sa benissimo cosa è stata l'architettura che ha lasciato al contropotere di potersi liberare.
Quell'architettura oggi non c'è. L'immaginario rifiuta il denaro?


PHILOPAT

"Il mattone è una cagata pazzesca!"

Sì, quando parlo dell'immaginario che vuole altro, intendo quella sfera emotiva che raccoglie i sogni di una generazione che ha attraversato gli ultimi vent'anni ed è cresciuta, chi più chi meno, all'interno dei centri sociali, tra i pochi luoghi effettivi del contropotere. Non ho mai capito però come mai si è tentata una battaglia sul reddito e non quella, per esempio, contro la proprietà privata. Trovo assurdo che troppi "compagni" abbiano deciso di comprare casa dando un sacco di soldi alla banca... Meglio l'affitto, si spende lo stesso, e a questo punto forse meno, ma soprattutto non si diventa padroni. E' più facile stare insieme e complottare se non si possiede niente.
Andatevi a leggere l'intervento di stamattina di Valerio Evangelisti su Carmilla, mi sembra illuminante rispetto all'attuale crisi economica.

giovedì 16 ottobre 2008

IMPORTANTE: aggressione neofascista al CSA Barattolo!

Ieri sera verso mezzanotte due ragazzi che si stavano recando al CSA Barattolo sono stati aggrediti dai neonazisti della vicina sede di Forza Nuova.
Accortisi dell’accaduto, alcuni militanti del CS sono intervenuti subito ma a loro volta sono stati aggrediti e colpiti con delle mazze e dei tirapugni da chi li stava aspettando per un vero e proprio agguato.
In seguito a questi fatti circa trecento persone, che erano al CS per una serata organizzata dai collettivi universitari contro le politiche securitarie dei sindaci sceriffi e molte altre che le hanno raggiunte, si sono raduante fuori dalla sede dei neofascisti che vi si sono dovuti barricati dentro.
A due ore dai fatti, la polizia che è intervenuta non ha ancora portato via i responsabili dell’aggessione. In compenso si è presentata sul luogo la celere.
*Ore 03.15:* Solo dopo la fortissima pressione del presidio che ha costretto i neofascisti a barricarsi nella loro sede, la polizia ha portato fuori i protagonisti dell’aggressione, contenendo a fatica e con anche qualche spintone di troppo la giusta rabbia ed indignazione dei giovani. I ragazzi colpiti nell’agguato stanno comunque tutti bene e restano nella piazza insieme ai propri compagni.
Il CS Barattolo rilancia un appuntamento per domani alle ore 18.00 in via dei mille, davanti alla sede di Forza Nuova, per una manifestazione antifascista.
Dopo i fatti di questa notte, è stato convocato per oggi giovedi 16 un presidio antifascista in via dei mille (PV), davanti alla sede di Forza Nuova.

il crack della finanza spiegato al popolo

riportiamo questo articolo di Valerio Evangelisti pubblicato su Carmilla.
Per capire quello che sta succedendo in questi giorni...
questa è solo la prima parte, l'articolo promette un seguito.

1. Le rovine di Buffalo

L’anno scorso, 2007, mi trovai a viaggiare per il nord degli Stati Uniti, proveniente dal Canada, in compagnia di un amico, docente universitario a Toronto. Rimanemmo molto colpiti da ciò che vedevamo. Villaggi in rovina, quasi disabitati. Accampamenti di roulottes. Una città famosa, Buffalo, ridotta a un fantasma. Alle 18 del pomeriggio le vie erano quasi completamente deserte, a parte qualche barbone di colore, dal ventre prominente e con la bottiglia in mano. Donne obese che trascinavano la loro borsa fino alla fermata dell’autobus. Attorno, grattacieli di tipo newyorkese con una metà dei vetri rotti. La stessa Camera di Commercio, concepita a mo’ di monumento, necessitava di riparazioni. Quello che la guida proponeva come “quartiere dei divertimenti” era una sfilza di immobili cadenti e di porte sbarrate. Unica presunta attrattiva un caffè Starbuck con due tavolini all’aperto. Non c’era altro.

Questo per dire che la crisi finanziaria, cominciata negli Stati Uniti e ora estesa all’Europa e al mondo intero, non mi ha colto di sorpresa. Prima che la finanza, stava soffrendo l’economia reale, in buona parte del cosiddetto Occidente. Buffalo era stata a suo tempo città industriale, finché le sue fabbriche non furono condannate a morte, per via della “globalizzazione”, della “delocalizzazione” e dell’incapacità di reggere una concorrenza fattasi mondiale. Per i padroni una soluzione semplice: investire altrove. Per la forza-lavoro nessuna soluzione, salvo ridurre progressivamente i propri consumi. Fino a trovarsi in miseria nera, e non consumare affatto. A parte i periodi di scarse occasioni lavorative a breve termine, senza garanzie di un reddito duraturo. Il cosiddetto precariato – o, per dirla in termini moderni, la “flessibilità”. Si badi alla valenza delle parole. Quanti elogino, o abbiano elogiato in passato, la “flessibilità”, sono dall’altro lato della barricata (cioè dalla parte del padronato), quale che sia la loro bandiera.
Chi aveva appartenuto alla classe media aveva spesso stipulato mutui con le banche per comperarsi una casa, nella certezza di poterli rimborsare nel tempo. Non si era atteso che l’ammontare delle rate mensili d’improvviso crescesse, fino a triplicarsi o a quadruplicarsi. Quando non ce la fece più, smise di pagare. Lasciando, giustamente, le banche stesse in mutande, e intente a vendere pacchetti di clienti morosi alle loro consorelle. Si scambiavano sacchetti di spazzatura attraverso il mondo intero, fingendo che valessero qualcosa. Mentre la loro vittima sfruttava la sua carta di credito fino all’esaurimento.
Fin qui arrivano le analisi correnti, leggibili ovunque. Occorre spingersi un poco più in là. Altrimenti sembra che la causa di tutto sia stata l’eccessiva fiducia del sistema bancario nei confronti della solvibilità di poveri cristi. Colpevoli reali, per lo meno di imprudenza, a rigor di logica.

2. L’orologio del capitalismo

Perché le rate dei mutui erano aumentate? Perché la Federal Reserve aveva, tra il 2003 e il 2007, quintuplicato il tasso di interesse, dopo averlo ridotto nel triennio precedente a un semplice 1%. Con l’abbassamento aveva sollecitato compere e investimenti, con l’innalzamento tentava di reagire al rialzo mondiale del prezzo del petrolio e di altre materie prime. In pratica, cercava di scoraggiare l’acquisto di prodotti petroliferi, rendendoli più costosi; ma così facendo, oltre a frenare gli investimenti (e a generare precariato e disoccupazione), colpiva gravemente chi fosse in posizione debitoria, come un gran numero di americani.
Va spiegato, semplificando all’estremo, che un imprenditore che voglia investire deve per forza ricorrere al prestito bancario. Se il tasso d’interesse praticato dalla banca (legato per varie vie al tasso ufficiale deciso dagli organi centrali) è alto, vi rinuncia. La sua rinuncia produrrà disoccupazione e minor consumo. Se invece è basso, vi sarà espansione. Con la conseguenza negativa che un maggior numero di occupati, elevando la domanda di merci, genererà inflazione. La piaga più temuta dal liberalismo oggi dominante. La teoria economica che ai giorni nostri, vinto il nemico “socialista” (ma anche il nemico semplicemente keynesiano), esercita la propria dittatura, ha fatto dell’inflazione uno spauracchio.
Si tratta di scegliere chi favorire. In Italia, quando l’inflazione era al 27% e vigeva la scala mobile, la classe operaia stava benissimo e pareva chiamata ad alti destini. Non appena chi diceva di rappresentarla si è adeguato alla “compatibilità”, alla “concertazione”, al “patto tra produttori”, l’inflazione è scesa, però a prezzo di un indebolimento economico e politico della classe operaia che preludeva al suo disfacimento. Gli autori del crimine hanno un nome: CGIL-CISL-UIL. La prima è caduta nel ridicolo. Snobbata dalle altre due confederazioni, oggi non è nemmeno ammessa ai tavoli di trattativa. Si è formata una nuova “triplice”, CISL-UIL-UGL (la ex Cisnal). Dal centro”sinistra” alla destra tout court. Restino sacrosanti i fischi che, nel 1977, accolsero Luciano Lama all’università La Sapienza di Roma. Osava presentarsi a proporre la fine della rivolta, o la sua canalizzazione istituzionale, contro un ordine che, prima che ingiusto, è un condensato di follia.
Il capitalismo è questo: una specie di pendolo demenziale, che deve mantenere un precario equilibrio tra grandezze contraddittorie e dotate di dinamica contrastante. Investimenti / inflazione / occupazione contro Recessione / deflazione / disoccupazione. Nei momenti estremi la scelta è puramente politica e di classe. La destra liberista (oggi dominante) pensa che il maggior nemico sia l’inflazione, e lo si vede dall’ostinazione della BCE nel non abbassare i tassi, salvo esservi costretta – in questi giorni - dalla crisi galoppante. La sinistra che si accontenta del sistema crede invece che ciò che va combattuto sia in primo luogo la disoccupazione, ma, non osando e non volendo affrontare il problema nel suo assieme, propone di detassare salari e pensioni, senza toccare i profitti, sacri e intangibili.
Inutile chiederle un’analisi più profonda. Inutile farle notare che, se c’è una questione di salari bassi, essa è legata a profitti troppo elevati, e che non ci sono espedienti per aumentare i primi (detassazioni in busta paga e simili) slegati dalla necessità di diminuire i secondi. Riconoscerlo, sarebbe fare rientrare in campo l’odiata lotta di classe.
Non sia mai. Dogma della “sinistra moderna” è che il mercato è la regola, l’inflazione è il nemico comune, il passaggio dal pubblico al privato la sola via per abbattere lo spauracchio inflazionistico, la concertazione l’unico modo per unire lavoro e capitale contro un avversario fantasmatico: il debito pubblico, lo spettro incombente.

3. Goldfinger


Ciò dovrebbe fare sorridere, invece fa sogghignare, bene che vada. Non stiamo parlando di grandezze reali, ma di grandezze virtuali. Parliamo di denaro, all’origine avatar di una qualche merce, mentre oggi non ne rappresenta alcuna, tradotto com’è in astratti ghirigori matematici. Ci fu un tempo in cui la moneta simboleggiava l’oro, ma era un’epoca remota. A parte il fatto che le riserve auree oggi esistenti non hanno alcun corrispettivo nelle monete, meno che mai nel dollaro (lo 007 di Operazione Goldfinger troverebbe ai giorni nostri, nel violare Fort Knox, pochi lingotti e molte ragnatele), se si gratta sotto i simboli monetari non si trova nulla. Né ricchezze, né produzione, né esportazione di merci. Solo scartafacci di operazioni matematiche, numeri e curve sullo schermo di un computer. I paesi più indebitati sono in realtà quelli più ricchi di beni reali. Tutta l’Africa, una parte dell’Asia, l’America Latina. Da là vengono petrolio e gas, carbone e legno, e grano e uranio e diamanti.
Quei paesi dovrebbero dominare, vista la loro supremazia in termini spendibili, reali. Invece sono i più asserviti e indebitati. Asserviti all’astrazione della moneta, prigionieri di un debito stabilito per convenzione. Mentre gli Stati Uniti non producono quasi un cazzo (fortuna che hanno un’America Latina pronta a importare orridi televisori NTSC, in cui la visione ha la qualità di una videocassetta avariata; e macchinoni ridicoli per dimensioni, nelle strade messicane o peruviane), salvo un software che in India o in Cina sono capaci di imitare in un giorno.
La sola merce esportabile dagli Usa è il dollaro, valuta universale di scambio (come lo è la lingua inglese, propagata in mille declinazioni, e sempre più lontana dall’originale). Solo che esportare moneta e importare merci, che non si è capaci di produrre da soli, può condurre a una impasse. Per motivi materiali? In parte sì, come vedremo, ma principalmente per motivi immateriali, psicologici – come è naturale, dato che stiamo parlando di astrazioni.

4. La guerra, ancora “igiene del mondo”


Può venire meno, per esempio, la fiducia nel dollaro. L’amministrazione Bush accende due o tre focolai di guerra nel mondo, confidando, come aveva fatto Bush Sr per Grenada, Panama, l’Iraq, o Clinton per i Balcani, in una rapida soluzione dei conflitti. Se va bene, è una pacchia per tutto il sistema economico occidentale. Bacini interi di materie prime sotto controllo, possibilità di investire nella ricostruzione dei paesi devastati, l’industria militare che fa da volano all’intera economia. La guerra incide anche su settori non direttamente coinvolti, da quello dell’intrattenimento (il cinema di Hollywood ha campato per un ventennio sul secondo conflitto mondiale) a quello dell’alimentazione per eserciti d’occupazione e popoli “liberati”. Più naturalmente l’onnipresente finanza, pronta a radicarsi con filiali bancarie e assicurative nei territori sottomessi.
Questo, però, in caso di vittoria. E se invece si profila una sconfitta? Se gli iracheni non si rassegnano a essere colonia, se gli afghani non si lasciano piegare (buone o cattive che siano le loro ragioni)? Se, insomma, una guerra si impantana e non procura né materie prime, né prospettive di investimenti nell’edilizia, né altri stimoli per i settori economici che vi si sono gettati? Se moltiplica i suoi costi?
La risposta era più sopra. Il prezzo del petrolio e di altre materie prime, fuori controllo, sbanda paurosamente verso l’alto. Quale reazione si alzano i tassi d’interesse, con effetti disastrosi anche sui mutui (tra molte altre variabili). Una popolazione già deprivata del salario indiretto costituito dai servizi sociali, viste le risorse illimitate destinate a guerre perse, si trova senza casa o soggetta a mutui assurdi di punto in bianco. Le banche, che per un decennio avevano giocato sui debiti dei poveri, confezionandoli in pacchetti utili allo scambio, non riescono più a continuare il gioco di prestigio. I sacchetti di spazzatura adesso sono vuoti, e ogni potenziale compratore se ne accorge con facilità. Gli istituti di credito, che di sacchetti ne avevano accumulati troppi, si ritrovano i magazzini pieni di fuffa, impossibili da far circolare.
Ma non è tutto. L’ultima frontiera della finanza è l’economia reale (come prediceva Rudolf Hilferding), a partire dal settore di base, quello alimentare. Ai primi sintomi di sisma industriale, i fondi di investimento americani, seguiti da quelli di tutto il mondo, si gettano sui cereali e su altre coltivazioni di generi commestibili, facendone aumentare il prezzo a dismisura. E’ un mercato poco controllabile, viste le miriadi di produttori individuali. Il solo mezzo per disciplinarlo sono gli OGM, che costringono chi semina a stare alle condizioni di chi vende le sementi. L’esito è chiaro agli occhi di chi acquista pasta, pane e altri generi di prima necessità. Il loro prezzo aumenta all’inverosimile. Aveva problemi irresolubili con i mutui per la casa, adesso ne avrà anche con l’alimentazione quotidiana. Beato lui se vive nel Primo o Secondo mondo, dove fa ancora, teoricamente, parte della “classe media”. Guai a lui se abita nel Terzo o nel Quarto. I mutui subprime sono al di là della sua portata. Invece vi rientra il prezzo dei cereali di cui si nutre. Impossibilitato a comperarli, cercherà di immigrare nel “ricco” Occidente. Ignaro del fatto che, se il cibo costa troppo per lui, ciò dipende da scelte operate dal fondo pensione degli insegnanti elementari statunitensi (il più forte di tutti). E che, se il suo paese è soffocato dal debito, quest’ultimo è infinitamente inferiore al debito Usa. Nascosto dall’impiego del dollaro quale valuta di scambio.

5. Viva Hilferding!


Bisognerebbe riscoprire Rudolf Hilferding, da cui Lenin attinse a piene mani, pur coprendolo di insulti per le prese di posizione contingenti dell’economista. Cosa sosteneva Hilferding, ne Il capitale monopolistico? Che il capitale astratto avrebbe progressivamente preso le redini dell’economia produttiva, fino ad assumerne il pieno controllo. Non con un atto di forza, bensì per reciproca complicità. I profitti reinvestiti nel settore finanziario, a scapito degli investimenti nella produzione di merci. Il monopolista e il banchiere che finiscono per essere una persona sola. Anzi, una non-persona: Monsieur Le Capital l’aveva chiamata Marx (e così l’avrebbe chiamata uno studioso lucidissimo, Marco Melotti, scomparso di recente).
Hilferding è stato tra i pochi, seri, continuatori di Marx, al di là di scelte politiche oggettivamente discutibili, e di soluzioni controverse (secondo lui, nazionalizzando le banche, un governo socialista avrebbe automaticamente assunto il controllo delle grandi imprese). Ciò che resta valido, nel suo ragionamento, è la denuncia della tendenza del capitalismo a farsi progressivamente più evanescente, a fondarsi su un sistema simbolico sempre più distante da ciò che crea ricchezza, e cioè il lavoro.
Perduto il referente concreto, si avrà un assetto instabile, soggetto a periodiche crisi (qui non è più Hilferding che parla, ma Marx in persona). Fino alle paradossali inversioni cui il capitalismo moderno ci ha abituati. Un’azienda è tanto più sana quanti più lavoratori espelle (sì, ma quanto consumeranno dopo gli espulsi? Quale domanda solleciterà gli investimenti?). Un’economia è tanto più solida quanto più comprime la spesa (meno servizi gratuiti, minore accesso a ciò che spetterebbe di diritto: salute, casa, scuola e altri capisaldi del vivere civile. Privatizzare il privatizzabile). Un paese è tanto più povero quanto più è ricco di risorse naturali.
Su tutto, lo spettro sempiterno di minacce diaboliche e impalpabili: il debito incombente, la stramaledetta inflazione, l’eccesso di moneta sui mercati, ecc. A suo tempo, da Keynes si passò a Milton Friedman, e a lui si ispirarono Ronald Reagan e Margaret Thatcher, più i loro devoti successori. Peccato che Friedman, e con lui gli economisti supply siders, mai abbiano messo assieme una dottrina organica dell’economia. Andavano a casaccio. I loro seguaci hanno messo (temporaneamente) in ginocchio il Cile e l’Argentina. Frutto dei loro esperimenti sono anche i polacchi che si offrono di pulirci i parabrezza ai semafori.
Per inciso, la non-dottrina di Friedman oggi è adottata dalla Banca Centrale Europea (l’ha inclusa anche nel progetto di Costituzione e nel patto di Lisbona) e dall’Occidente nel suo assieme. Se come teoria fa acqua, i suoi risvolti politico-sociali sono netti: smontare la classe operaia – o più in generale il proletariato – quale soggetto compatto, portatore di istanze collettive. Scinderla in individui costretti a contrattare individualmente, o a piccoli gruppi, la propria sopravvivenza. Abolire i contratti di lavoro nazionali, in modo da lasciare i soggetti deboli in balia di se stessi. Illuderli con lo specchietto di una falsa autonomia, in modo che l’azienda possa, all’occorrenza, liberarsene come facevano le antiche mongolfiere, quando staccavano e gettavano nel vuoto i sacchetti di sabbia per prendere il volo.
Un precario riesce con difficoltà a essere un soggetto antagonista: teme per il suo posto di lavoro. Idem per un falso “lavoratore autonomo”: difenderà la propria posizione individuale. Idem per un operaio o per un impiegato, circondato da un mare di precari e di disoccupati: nel timore di finire in quelle acque, accetterà ogni sorta di disciplina e di prepotenza. Peggiore di tutte è però la posizione del lavoratore subalterno che ha accettato di convertire in fondi azionari i propri risparmi o la propria pensione. Diventa oggettivamente parte marginale dell’economia astratta. Trepida per i soprassalti dei listini di borsa, che legge con fatica. Diversamente da un azionista vero, non può agire: deve solo subire. Voterà Berlusconi, l’unico che lo può salvare.
Ignora infatti cosa sia la politica dell’open mouth, della “bocca aperta”, teorizzata dai supply siders e adottata da Ronald Reagan. Lanciare sorrisi e messaggi ottimistici, dire bugie per rassicurare. Convincere tutti che la povertà del presente è ricchezza futura. Chiamare a una corsa in cui i cavalli migliori potranno vincere (traggo il paragone da Martin Eden, del compagno Jack London). I cavalli in corsa non si parlano tra loro. Alcuni cadono, altri si azzoppano. Uno solo vince, ma la vittoria vera è di chi lo cavalca. Attenzione a quanti vi parlano di “merito”: hanno in mente l’ippodromo. Sono i fantini.
Chi tiene assieme un proletariato sparso e incitato alla competizione reciproca dovrebbero essere i sindacati. Peccato che questi – a eccezione dei sindacati di base, e di qualche punta confederale – abbiano fatto propria l’ideologia dominante.
Si tratta di comprendere meglio la composizione attuale di classe, nel contesto dell’economia astratta. Da lì si deve ripartire, e da un quadro internazionale che offre sorprese sgradite ai monetaristi.

venerdì 10 ottobre 2008

Pisa Book Festival


Agili come sempre, gli Agenti X si trovano fino a domenica al Pisa Book Festival.

Gli orari? Sabato e domenica dalle 10 alle 20.
Ingresso gratuito.
Navetta gratuita dalla stazione.
Che volete di più, anche i libri gratis?

giovedì 9 ottobre 2008

Social Autopsy di Guareschi e Rahola

Messo online da Social Autopsy, è disponibile il video della presentazione a Genova del sesto volume di Conflitti Globali, Israele come paradigma, svoltasi il 13 settembre presso il Laboratorio Sociale Buridda.

Potete scegliere tra quattro video e una serie di mp3 per ascoltare la conferenza di Max Guareschi e Federico Rahola nel suo complesso.
Potete persino scaricarveli e ascoltarli quando volete voi, dove volete voi.

Il tutto, QUI.

venerdì 3 ottobre 2008

4 ottobre 2008: Manifestazione antirazzista



Riportiamo da Indymedia:

È il momento di reagire alle logiche e ai molteplici atti di razzismo istituzionale e diffuso – che arrivano ad attaccare e mettere in discussione la vita stessa – per vivere meglio ed essere tutti più liberi.Le misure proposte dal governo Berlusconi, che ipotizzano il reato di “clandestinità aggravano e alimentano il razzismo.Il riconoscimento della nostra comune umanità motiva una forte mobilitazione diretta e unitaria per affermare solidarietà e accoglienza per tutti.

• Contro tutti i razzismi
• Basta stragi nei mari! Libera circolazione per tutti!
• Per la libertà e la sicurezza di tutti: solidarietà e accoglienza
• Ritiro immediato del “pacchetto sicurezza” del governo e chiusura dei C.P.T.
• Contro la direttiva della UE sul rimpatrio
• Contro le logiche repressive, criminali, discriminatorie e di sfruttamento da qualunque parte provengano


Su questa base si decide di convocare una manifestazione nazionale a Roma il 4 ottobre

Fa appello a tutte le persone , le associazioni, le comunità di immigrati, le forze antirazziste di unirsi in questo percorso comune.

Per info. e adesioni: stoprazzismo@libero.it
http://4ottobre2008.bloog.it

giovedì 25 settembre 2008

Carmilla e "La fuga in avanti"

Carmilla, sito di letteratura, immaginario e cultura d'opposizione, torna ad occuparsi de La fuga in avanti.
L'aveva già fatto quando l'autore, Manolo Morlacchi, aveva scritto sul portale un intervento in risposta alla lettura di Wu Ming 1 su Nandropausa.

Oggi, invece, il sito propone la bellissima recensione di Daniela Bandini. Eccola:


Manolo Morlacchi, La fuga in avanti. La rivoluzione è un fiore che non muore, ed. Agenzia X-Cox 18, pp. 216, € 15,00.

Di questo libro si occupò a suo tempo Carmilla, era il 3 gennaio del 2008. Personalmente l’ho avuto tra le mani solamente una quindicina di giorni fa, e sento la necessità quasi fisiologica di condividere con i lettori le impressioni che questo libro mi ha trasmesso.
E’ opera di un uomo nato nel 1970, che rievoca la sua infanzia e la sua adolescenza, fortemente influenzate da una famiglia non esattamente coerente con il “decennio d’oro” che furono gli anni Ottanta. Tra i parenti nessun imprenditore rampante, nessuno che si sia arricchito coi Bot per acquistare la seconda casa, nessun avanzamento sociale, dal proletariato alla piccola borghesia, nessuna giacca di pelle o visone da ostentare con nonchalance, come l’avessero sempre avuta nell’armadio, nessun biglietto da 100 carte esibito nel portafoglio a suggerire “posso comprare tutto quello che voglio”. Manolo Morlacchi è figlio di brigatisti rossi. Coerenti, ostinatamente coerenti fino all’ultimo.

Pierino Morlacchi, il padre di Manolo, è nato nel 1938 ed è morto nel 1999. La madre, tedesca, Heidi Ruth Peush, è nata nel 1941 e deceduta nel 2005. Nella famiglia Morlacchi comunisti lo si diventava dalla prima poppata al seno. Già partigiani, milanesi del Giambellino, perseguitati dai fascisti, poi militanti del PCI, tanti fratelli e sorelle che facevano un gruppo unico, un saldo legame che non tradì mai, malgrado scelte diverse e spesso non condivise, quel fratello che aveva portato alle estreme conseguenze la sua ideologia, in perenne necessità di copertura, di affidamento dei figli, di denaro.
Enormi tavolate tra zii e cugini, anche più di venti persone, enormi mangiate quando ce n’era ed enormi bevute con quello che c’era, fratelli e sorelle in eterno pellegrinaggio tra le varie carceri italiane di tutta la penisola, clandestinità, arresti e ancora avvocati, processi, tribunali.
La specializzazione di Pierino furono le rapine, un asso del mestiere. Fu anche il protagonista di uno dei primi “sequestri” delle BR. Ho messo tra virgolette la parola sequestro perché oggi risulta quasi patetico chiamare così il prelievo di una persona fotografata da un commando e poi riaccompagnata nel luogo dove era stata prelevata, solo per dimostrare la potenza, la capacità logistica e militare dell’organizzazione.
Erano gli anni Settanta. Quasi impossibile oggi immaginare che in quegli anni le Brigate Rosse tenessero comizi pubblici al Giambellino, con Curcio che parlava e i compagni che presidiavano la piazza armati. Il consenso era altissimo tra la gente, Milano era popolo al Giambellino, lì “nuotavi come un pesce nell’acqua”, tra i tuoi.
La madre di Manolo, Heidi, nacque nella RDT, poi si trasferì nella Germania ovest, Londra, esperienze con i “figli dei fiori”, Milano nell’ambiente della Quarta Internazionale, e quindi l’incontro col Morlacchi. Da lì una vita in fuga, sempre in avanti però, come recita il titolo del libro. E’ forse la storia della madre, tutt’altro che comprimaria, ad avermi colpita maggiormente. Con i figli in giro per l’Italia, e poi anche per lei il carcere, la separazione, le lettere che scriveva loro, l’insegnamento dell’onestà, della dedizione alla causa, della coerenza personale come massima eredità da tramandare.
Lo stupore che suscita questo libro si può riassumere in due considerazioni: la prima è la singolare esperienza di un bambino che introietta dentro di sé tutte le contraddizioni di classe, di un’epoca che dalla Resistenza va al PCI e quindi alle BR; la seconda, che è conseguente alla prima, è la linearità di una scelta come la lotta armata.
Ci hanno abituati a pensare che il fenomeno lotta armata fosse un fatto marginale e circoscritto, secondario, addirittura salottiero: militanti figli di papà che si pentivano appena messo il piede in questura, intellettuali che facevano a gara a chi formulava i comunicati più illeggibili e indecifrabili (“deliranti”, li definiva regolarmente la stampa). Insomma, persone che più lontane non si può dal popolo, dal proletariato, e soprattutto dagli operai delle fabbriche.
Niente di più falso. Le prime BR erano parte integrante e decisiva di una linea politica che non poteva identificarsi con l’imborghesimento di un Partito Comunista che faceva della concertazione il suo cavallo di battaglia. E stiamo parlando di quello che succedeva nelle città. E nelle carceri, luogo fondamentale di reclutamento delle BR? Dobbiamo pensare che il proletariato carcerario degli anni Sessanta-Settanta era rappresentato da un ben caratterizzato gruppo sociale: semianalfabeta, per lo più parlava in dialetto meridionale. Furti, rapina e spaccio i delitti, quasi tutti legati a clan o gruppi familiari.
Al di fuori di quella realtà ci fu chi, come successe nelle carceri italiane, vedeva in quel sottoproletariato la risorsa per fare del mondo un luogo più giusto, umano e decente. Del tutto inaspettatamente chi si riteneva escluso dalla storia ne diventava il protagonista, con un linguaggio che non escludeva l’illegalità, quindi percorsi già noti, ma non più finalizazati all’arricchimento personale o del clan, bensì per portare a termine quel processo rivoluzionario verso uno stato socialista che il Partito Comunista aveva tradito.
Sono impressionanti, e perciò di eccezionale valore storiografico, le esperienze che Manolo racconta nel suo libro. Ci sono le lettere dal carcere, quelle scritte dai fratelli e dalle sorelle, quelle indirizzate ai figli, e poi la percezione palpabile di una Milano che scivola negli anni Ottanta e diventa irriconoscibile e anonima. L’arrivo di nuovi proletari che non si chiamano più tali, ma solo “i nuovi poveri”; i “marocchini”, non l’immigrazione del sud Italia ma quella del Marocco.
E i Morlacchi che di tutto questo se ne fregano. Ancora negli anni Novanta, fino al funerale di Pierino, uomini irriducibili, non della lotta armata ma della coerenza, che lo salutano con lo striscione: “Ciao Pierino. Fino alla vittoria. I compagni”.
E’ stata anche la mia frustrazione, per questo capisco così bene Pierino e Manolo. Mi trovavo a parlare con i compagni del PCI e non li capivo. Ero molto giovane allora, e pensavo che un militante del PCI facesse della sua vita un modello ideologico-comportamentale intransigente e incorruttibile, e inevitabilmente mi trovavo a subire conversazioni che riguardavano investimenti finanziari, ideali che non andavano al di là dell’acquisto di un appartamentino al mare, la partecipazione alla vita di partito che si limitava alla mangiata di polenta e salciccia alla festa dell’Unità.
Quelli erano i compagni? E il mio pensiero andava – sorridevo mentre lo cullavo nella mente - a una viaggio in treno di qualche tempo prima, in un vagone di seconda classe con alcuni coetanei, verso il sud. Di fronte a me un ragazzo teso, guardingo, un poco spaventato ma determinato, con folti baffi e capelli appena un po’ lunghi, che al tentativo di coinvolgerlo in una nostra conversazione rispondeva impacciato, in un italiano appena comprensibile.
Teneva stranamente una mano sull’avambraccio della mano sinistra, come a nascondere una ferita o una cicatrice sgradevole alla vista. Finalmente si addormentò, e pian piano la mano gli scivolo sul sedile. Ciò che teneva gelosamente nascosto era un grande tatuaggio con la stella a cinque punte e la scritta BR in evidenza. Roba fatta artigianalmente, in carcere. Quel giovane, decisi, era il mio referente. La persona per la quale avrei continuato a lottare.

mercoledì 24 settembre 2008

Rubo ai ricchi per...

Lo chiamano "attivista anti-sistema" perchè a Barcellona ottiene 492.000,00 euro in finanziamenti, spiega come farlo prima di fuggire dal paese e destina parte parte dei soldi per pubblicare una rivista in cui dichiara che non verranno restituiti. Gli "istituti finanziari" defraudati sono pubblicati in una lista pubblica: 492.000 euro in due anni da 39 istituti bancari, tramite 68 operazioni di credito.

Lontano, molto lontano da restituire tale cifra, ha impegnato parte di questi soldi per creare una rivista, il cui unico numero verrà distribuito in 150 punti di tutta Cataluña, grazie alla collaborazione di decine di persone, che lo distriibuiranno 200.000 copie gratuitamente. Nella rivista, spiega per filo e per segno, come è riuscito a "rubare", secondo parole proprie, tale cifra a le varie banche coinvolte e annuncia che non lo restituirà.

La rivista, che ha per titolo "CRISIS. Pubblicazione gratuita per sovvertire le turbolenze economiche", contiene, secondo quanto ha potuto sapere "EL Mundo", due pagine in cui il giovane stesso, di 32 anni e che risponde al nome di Enric Duran, spiega come ha ideato la truffa e che ha destinato i soldi, per realizzare la rivista stessa.
Persone vicino all'attivista hanno spiegato che è già fuggito dal paese sapendo che, secondo sue parole, "il sistema giuridico dello Stato spagnolo, partendo da questa confessione, potrebbe accusarlo di truffa maggiore e di insolvenza punibile", reati che prevedono pene fino a sei anni di carcere.



Enric Duran, molto conosciuto nell'"ambiente dell'attivismo, spiega che si tratta di "una azione individuale di insubordinazione al sistema bancario", che ha realizzato premeditatamente per "denunciare il sistema stesso e per destinare il denaro a iniziative che evidenzino la crisi sistematica" che la società "sta cominciando a vivere" e che "provino a costruire alternative rispetto tale società" . Il giovane, che definisce la truffa come "una azione aliena a qualunque tipo di violenza", rivendica il metodo impiegato come una nuova forma di disobbedienza civile.

A partire dalla primavera del 2006, studiando il funzionamento del credito finanziario, inizia a chiedere credito a banche, casse di risparmio e finanziarie facendo credere che doveva sistemare casa e comprare un'auto. Intanto crea una società per poter giustificare determinati investimenti, tipo l'acquisto di materiale audiovisivo per un produttore.

Il vantaggio di richiedere prestiti tramite una società, è che i debiti non compaiono nè nella "storia personale" nè nel CRIBE, il sistema d'informazione degli insoluti del "Banco de España". Per ottenere altri prestiti ammette che si è inventato una professione e "una buona nomea (falsa) e facendo credere che guadagnava, potendo così accedere al finanziamento". Inoltre, aggiunge alcune "chiavi" per ottenere tale somma: "Con una stampante, una fotocopiatrice, delle forbici e nastro adesivo si fanno meraviglie".

Per quanto riguarda i soldi, Enric afferma che dopo aver pagato commissioni, interessi, notai, imposte e spese, rimangono Euro 360.000,00 destinati alla pubblicazione ed altre azioni, per "trarre consapevolezza dalla crisi del sistema" e portare avanti "un ampio movimento sociale che metta in moto altre forme di vivere e di società" distanti dal capitalismo attuale.

Attualmente in località ignota, fa sapere alla stampa che non restituirà i debiti.

(fonte:Chainworkers.)

martedì 23 settembre 2008

Duka espresso.

Il Duka non cessa di mietere successi e consensi.

dall'Espresso di questa settimana:

Vita da Duka
di Marco Belpoliti

Marco Philopat, una delle voci più interessanti della cultura underground milanese, sbarca a Roma. Lo fa con un libro di memorie e d'attualità, come è d'uso nella sua produzione di scrittore. Il protagonista è Duka, "ironico bardo della controcultura romana", dalla fine degli anni Settanta sino all'attuale desolazione metropolitana. E poiché a Philopat sembrava che le ore di registrazione con Duka non dessero bene l'idea di quello che era stata la vita di questa minoranza oppositiva tra il 1977 e il 2007, imbastisce una storia che fa da cornice al racconto. S'immagina che qualcuno dia fuoco al Corviale, il leviatano edilizio che cinge Roma, e lo renda inagibile. L'umanità che ci vive viene deportata in alberghi e residence vicino a Cinecittà. Qui decide, istigata da Duka, di saccheggiare un centro commerciale con un esproprio proletario in stile anni Settanta. A raccontare la storia è Gerardo, l'amico dal quale Duka si rifugia dopo l'esproprio, iniziando a recitare la sua vita al registratore. E il libro procede su due piani: nel primo, il racconto fantastico-realistico, c'è il vissuto quotidiano; nel secondo, la storia raccontata da Duka. Il punto d'incontro tra i due è una sorta di malinconia, mista di rabbia e orgoglio, che è poi lo stigma della scrittura di Philopat, il cui posto nella nostra letteratura di vita è, da "Costretti a sanguinare" in poi, stabilito: un ricercatore che è anche un ricercato, ovvero auto-antropologia della vita quotidiana vissuta contromano.

lunedì 22 settembre 2008

Il Duka tra Corazzini e Pasolini


Sul numero odierno del Messaggero è uscita la recensione di "Roma K.O." a firma di Enzo De Mauro. Eccola!

Roma ko e il crollo del Corviale:
la battaglia (sempre persa) di chi non ha niente


Roma k.o., per le Edizioni X book (pagg. 217, euro 16, 00), è il primo romanzo sulla capitale del dopo-Veltroni. Anzi, ancora meglio, Duka e Marco Philopat, eroi e cantori della controcultura rispettivamente romana e milanese, quello schianto lo anticipano nella simbolica esplosione del chilometrico, titanico palazzone del Corviale, laddove i sogni muoiono all’alba. Capita nel libro ciò che il protagonista della Vita agra dell’anarchico Luciano Bianciardi aveva solo desiderato di compiere, ossia far saltare in aria il Pirellone, emblema del capoluogo lombardo, ossia dell’Italia post-ricostruzione prima illusa e dopo disillusa e tradita dal miracolo economico.Le due opere, pure così distanti e non solo cronologicamente, hanno in comune una totale mancanza di fede nelle “magnifiche sorti e progressive” evocate e messe in campo da un modello di sviluppo che è poi la macchina morbida in grado di stritolare il conflitto mentre lo provoca.

E il Duka, la cui epica disperata e folle egli stesso narra in prima persona senza enfasi e autoindulgenze a nome e per conto di un’intera generazione, passa di conflitto in conflitto, a reclamare diritti e giustizia, per città e strade e piazze di tutta Europa, implacabile e mite tuttavia nel disincanto e nella pungente, straziata indifferenza per le sconfitte. Egli sa, come ogni rivoluzionario disarmato, che conta l’esserci, il gesto reiterato della rivolta, il segnale e il seme lanciato verso il tempo che verrà come una freccia che certo troverà il bersaglio nel cielo del futuro. Passa molta Roma in queste pagine scritte a quattro mani – e di Philopat vanno almeno ricordati Costretti a sanguinare e La banda Bellini, entrambi editi da Einaudi Stile Libero – e passa la sua bellezza tante volte ferita dalle frustate della storia, passano i suoi quartiere popolari e i suoi miti e le lotte e le battaglie per le conquiste essenziali di chi non ha niente.

Senza tregua, fino all’ultimo respiro il Duka – creatura incline alla malinconia al pari di un Corazzini degli anni nostri, eterno figlio e ragazzo per sempre, pieno d’incanto e di compassione, mai arreso e mai riconciliato con un mondo, per dirla con Pasolini (al quale questo libro sarebbe forse piaciuto), che non lo vuole più e non lo sa – il Duka, dunque, compie il gesto estremo di purificazione dell’aria e di liberazione. Crollato il Corviale, il vento ponentino torna finalmente a soffiare su Roma e si porta via, nel nulla brillante delle nuvole, il suo Duka, il suo ragazzo, il condottiero celeste.

venerdì 19 settembre 2008



Domani, dopo il corteo per Abba, saremo a Quarto Oggiaro con un banchetto dei libri.

giovedì 18 settembre 2008

Abba vive

CORTEO A MILANO SABATO 20 SETTEMBRE
ore 14.30 Bastioni di P.ta VENEZIA

Razzismo stop. Per Abdoul contro ogni razzismo, mobilitazione permanente Corteo a Milano Sabato 20 settembre.

Invitiamo i giovani, la cittadinanza, le reti territoriali, comunità migranti, artisti, associazioni antirazziste, centri sociali, comitati, realtà studentesche, collettivi, tutti gli uomini e le donne della metropoli e chiunque voglia che questa tragedia non venga dimenticata a partecipare alle iniziative per non dimenticare Abdoul e contro il razzismo.

Pensiamo che sia importante ricordare questa morte assurda, perchè episodi del genere non si ripetano mai più e per fermare l’ondata di razzismo che si sta propagando sempre più nelle nostre città.

Per gli stessi motivi saremo protagonisti del corteo, Sabato 20 settembre, ore 14:30, Bastioni di p.ta Venezia, una mobilitazione che veda i mille di Cernusco, amici, cittadinanza e parenti di Abba alla guida del corteo, forti, determinati, moltitudinari a Milano, per portare nel centro della metropoli il messaggio che Cernusco ha espresso con la fiaccolata di lunedì sera:

"IL RAZZISMO UCCIDE. E’ QUESTA LA VOSTRA SICUREZZA?"

Per chi vuole la mobilitazione prosegue in via Traversi (quarto oggiaro) con l’iniziativa “ Cronache di Resistenza - Partigiani in ogni quartiere - no al razzismo”.

Per adesioni: 20sett@gmail.com e abbavive@gmail.com

primi firmatari : COMITATO PER NON DIMENTICARE ABBA, PER FERMARE IL RAZZISMO – Cernusco sul Naviglio http://www.abbavive.blogspot.com


Inutile dire che Agenzia X sarà in corteo.


mercoledì 17 settembre 2008

stasera, a genova



mercoledì 17 settembre h 21

c/o laboratorio buridda

via bertani 1, genova

presentazione del nuovo numero della rivista Conflitti globali
Israele come paradigma

con Massimiliano Guareschi e Federico Rahola

Mi manca chiunque.

La persona che ha una così detta "depressione psicotica" e cerca di uccidersi non lo fa aperte le virgolette "per sfiducia" o per qualche altra convinzione astratta che il dare e avere nella vita non sono in pari. E sicuramente non lo fa perché improvvisamente la morte comincia a sembrarle attraente. La persona in cui l'invisibile agonia della Cosa raggiunge un livello insopportabile si ucciderà proprio come una persona intrappolata si butterà da un palazzo in fiamme.

Marathe era pronto a morire di morte violenta in qualsiasi momento, il che lo rendeva libero di scegliere tra le emozioni.

La variabile è l'altro terrore, le fiamme del fuoco: quando le fiamme sono vicine, morire per una caduta diventa il meno terribile dei due terrori. Non è il desiderio di buttarsi; è il terrore delle fiamme.

Gli scrittori tendono a essere una razza di guardoni. Tendono ad appostarsi e a spiare. Gli scrittori guardano gli altri esseri umani un po' come gli automobilisti che rallentano e restano a bocca aperta se vedono un incidente stradale: ci tengono molto a una concezione di se stessi come testimoni.

Nessuno di quelli in strada che guardano in su e urlano "No!" e "Aspetta!" riesce a capire il salto. Dovresti essere stato intrappolato anche tu e aver sentito le fiamme per capire davvero un terrore molto peggiore di quello della caduta.

Succedono cose davvero terribili. L'esistenza e la vita spezzano continuamente le persone in tutti i cazzo di modi possibili e immaginabili.


(David Foster Wallace)

giovedì 11 settembre 2008

Milano Film Festival '08














Agenzia X sarà presente con i suoi libri, in particolare quelli dedicati al cinema, all'edizione del 2008 del Milano Film Festival, dal 12 al 22 settembre.

I ragazzi del Cantiere infatti allestiranno una libreria, presso il Teatro Strehler e sicuramente passeremo a trovarli, tra un film e l'altro...

mercoledì 10 settembre 2008

Il futuro non è scritto


[Marina Cafè Noir] > edizione 2008
Il Futuro non è scritto

Cagliari 11/14 settembre 2008
Quartiere Marina e centro storico


The future is unwritten, il futuro non è scritto, ci avvertivano i Clash dal retro dei loro dischi più o meno venticinque anni fa. Certo, il futuro non è scritto e il futuro non è noto, il futuro non è stabilito perché è da costruire, si può cambiare - e spesso si deve - con la volontà e la creatività. Questo, in sintesi, il messaggio della band inglese, questo uno dei concetti-chiave del loro combat rock, e una delle sue possibili interpretazioni.

Beh, il Futuro no, aggiungiamo noi, ma i libri, scritti, lo sono di sicuro.
Ed è con i libri che proviamo a predire il futuro, a interpretare il presente, a capire il passato.

Agenzia X partecipa al festival con due eventi:

- sabato 13 settembre dalle ore 19.30 a P.za Savoia
Tra indipendenza e sopravvivenza: Istruzioni per l’uso
Con Massimo Zamboni, Marco Mathieu, Sergio Messina, Marco Philopat.
Coordina Alberto Campo

- domenica 14 settembre dalle ore 16 a Neptune Beach – Lungomare Poetto, Q.tu Sant’Elena
Roma KO
Incontro/reading con Marco Philopat e il Duka

Per il programma completo e qualsiasi altra informazione su questo bellissimo festival basta cliccare QUI.

martedì 9 settembre 2008

11/09 DJ SPOOKY - Cantiere & Cox18

Segnaliamo una serata a cui non mancare, a Milano:

Giovedì 11 Settembre 2008, DJ SPOOKY sarà ospite dei Centri Sociali milanesi Cantiere e COX18.

Dalle 18.30 DJ Spooky, il “dj filosofo”, presenterà il suo Sound Unbound, Sampling Digital Music & Culture, libro con cd, presso il centro sociale Cantiere di Milano. "Intellettuale postmoderno”, in grado di riflettere alla perfezione lo spirito dei tempi e di indicare nuove vie, applicando le proprie teorizzazioni in vari campi, Spooky opera con estremo eclettismo dalla scrittura all'architettura, dalla musica all'arte visiva. PRESENTAZIONE LIBRO + Q&A con l’autore.

Dalle 22.30, DJ Spooky sarà ai piatti in COX18. Dal punto di vista musicale, Spooky elabora un appassionante mix di acrobazie soniche che nascono dalla manipolazione virtuosistica dei vinili e dall'attento ascolto delle vibrazioni che provengono dalla "strada". A tutto questo Spooky aggiunge una cultura sterminata, che gli permette di permeare i suoi dischi e i suoi dj set di riferimenti colti e sorprendenti.

Aprono e chiudono la serata DJ PAndaJ e Painé



BIOGRAFIA: Il nome fa riferimento ad un personaggio di William S. Burroughs. DJ Spooky è lo pseudonimo di Paul D. Miller, uno dei musicisti elettronici più eclettici, colti e preparati. Devoto a John Cage, Sun Ra e Grandmaster Flash, è un artista concettuale, scrittore e musicista che lavora a New York. Ha registrato un'enorme quantità di musica e ha collaborato con una grande varietà di musicisti e compositori, tra gli altri: Arto Lindasy, Iannis Xenakis, Ryuichi Sakamoto, Butch Morris, Kool Keith aka Doctor Octagon, Pierre Boulez, Philip Glass, Steve Reich, Yoko Ono, Thurston Moore dei Sonic Youth. La sua versatilità artistica lo porta a creare un allestimento audiovisuale per il Whitney Museum e lavora in altri contesti come la Biennale di Venezia/Architettura, il Luwig Museum a Cologna, The Andy Warhol Museum a Pittsburgh; come scrittore appare in The Village Voice, Artforum, The Source, Paper Magazine ecc. La sua prima raccolta di saggi, Rhythm Science, è stata pubblicata nel 2004 da M IT Press. E', dopo Richard Pinhas, il musicista il cui lavoro è maggiormente integrato dalla filosofia di Deleuze e Guattari che hanno teorizzato l'incontro con la musica elettronica sperimentale. Per Dj Spooky la musica è soprattutto creare strumenti per pensare, per dare alla gente sistemi, per organizzare l'informazione al di fuori delle categorie europee di razionalità. Il suo "remix" è un sistema operativo dove la ripetizione è una sorta di omaggio al futuro nel rispetto del passato.

lunedì 8 settembre 2008

Copyleft

Segnaliamo un'interessante iniziativa ad Arezzo, il Copyleft Festival

Dall'11 al 14 settembre una fitta serie d'incontri, dibattiti, presentazioni, live e dj set. Qui il programma completo.

Purtroppo per problemi di ubiquità non riusciremo a fare un salto, ma ci interessa molto perché tutti i libri di Agenzia X sono in Creative Common.

Andateci voi!

venerdì 5 settembre 2008

6 settembre - presidio antifa

Riportiamo da Indymedia:

SABATO 6 SETTEMBRE DALLE 15 PRESIDIO IN PIAZZA CIMITERO MAGGIORE

NO AI COVI FASCISTI


Sabato 6 settembre 2008 le teste rasate di Cuore Nero apriranno una nuova sede nel quartiere certosa-garegnano grazie a:

- appoggi politici istituzionali;
- finanziamenti riconducibili a Lino Guaglianone, recentemente candidato per AN e già noto tesoriere dei Nuclei Armati Rivoluzionari, gruppo di assassini con un passato fatto di omicidi e stragi come quella di Bologna del 1980;
- sdoganamento di pratiche e ideologie imputabili di apologia di fascismo in nome di una falsa pluralità di espressione politica e di una costante tendenza al revisionismo storico.

Pratiche che provocano costanti e violenti attacchi contro chiunque non accetti di piegarsi a questa logica aberrante.
L'ultimo agguato squadrista si è consumato qualche notte fa a Roma ai danni di tre giovani e ci descrive quanto inquietante sia il panorama odierno e futuro, segnato da lame, mazze da baseball e covi neri.

Invitiamo tutti i cuori antifascisti al presidio.

mercoledì 3 settembre 2008

Come bestie - un'altra Napoli

Pubblichiamo questa tesimonianza proveniente da Global Project Napoli e dal centro sociale Insurgencia, a proposito dei fatti di Napoli del 1 settembre.


Report sulla trasferta dei tifosi napoletani a Roma, la verità che i media non raccontano


Questo è un report sulla trasferta dei tifosi napoletani a Roma nella prima giornata di Campionato. I media main stream ci raccontano di atti di teppismo da parte degli ultras del Napoli, arrivando addirittura ad inventarsi di sana pianta rapine, aggressioni e minacce a cittadini inermi. Ma la realtà e’ ben diversa. Oltre 3000 persone munite di biglietto della partita e biglietto del treno, sono state trattate come bestie in una giornata di follia. Minacce continue, arresti arbitrari, cariche senza alcun motivo, migliaia di persone ammassati in autobus e treni. Tutto questo grazie alla rigidità di Trenitalia ed alla stupidità dei Questori (quello di Napoli e quello di Roma), assolutamente incapaci di gestire un evento sportivo di grandi dimensioni come quello di Roma - Napoli.


Appuntamento alle ore 8.00 stazione centrale, la partita è alle 15.oo, la cosa non mi sorprende affatto: chi come me ha frequentato le curve sa cos’è un gruppo, sa quanto e difficile organizzare una trasferta. Roma non è come le altre, si sa che si deve fare qualche sacrificio in più e anticipare se è possibile anche gli imprevisti di un esodo di 3600 napoletani verso la capitale.
Quando scendo di casa ho in tasca solo il biglietto per il settore ospiti (stadio Olimpico ingresso 50/52) e qualche soldo per comprare il biglietto del treno, si perché anche se Trenitalia continua ad aumentare le tariffe, troppo care per le mie tasche di giovane precario, e di treni speciali non se ne fanno più, questa volta è diverso.
I gruppi organizzati e i tifosi napoletani si giocano la possibilità di poter vedere la loro squadra anche in trasferta, il Viminale ha dato una possibilità e nessuno vuole rimanere a casa la domenica davanti alle squallide telecronache di sky o di mediaset premiun. Il treno sembra la soluzione migliore perché garantisce la sicurezza di tutti, a Roma ci aspettano da tempo e conoscendo i rapporti che ci sono tra le curve romane e la Questura non ci fidiamo di arrivare in auto, troppo facile la possibilità di un agguato isolato, la situazione diverrebbe incontrollabile.
Verso le 9.00 ci dirigiamo tutti verso il binario da cui deve partire il nostro treno, tutti biglietto alla mano, ma è una bolgia. Il cordone di polizia ci stringe in una pressa e il caldo fa il resto, quando un ragazzo si sente male la pazienza sembra finire. E’ un’ora che siamo li uno addosso all’altro aspettando di salire, la folla spinge e il cordone di polizia si rompe. Saliamo sul treno che già è pieno di suo, oggi c’è il rientro dalle vacanze, chiediamo scusa alle persone per il disagio ma siamo persone normali anche noi e abbiamo diritto di viaggiare, se qualcuno vende 3600 biglietti per un evento sportivo di quella portata dovrebbe anche prevedere uno spostamento in massa?!
Invece tutto sembra tranne che di trovarsi in un paese civile, e mentre i dipendenti di Trenitalia invitano le persone che non sono dirette allo stadio a trovare un’altra soluzione noi ce ne stiamo per più di due ore ammassati come bestie a più di 40 gradi nei vagoni senza poter bere e senza aria.
Quando il treno parte sono le 12.30, e già si capisce che perderemo di sicuro il calcio d’inizio. Ma prendiamo coraggio almeno arriveremo a destinazione, con noi si è trattenuta anche una coppia di anziani di Castellammare di Stabia che nonostante i consigli del capotreno di trovare una soluzione diversa, rimangono sul loro treno perchè hanno il biglietto per quel posto e non vogliono trovare soluzioni alternative. Ma quando dal treno spengono l’aria condizionata anche loro iniziano a barcollare, qualcuno si sente male e tutto sembra cosi assurdo, ma siamo a Latina e ormai il piu è fatto.
Arriviamo a Roma Termini alle 15.44 in corteo usciamo dalla stazione e prendiamo i pullman parcheggiati sul piazzale: stessa scena, ammassati come animali, senza acqua da ore, saliamo in un pullman che può contenere 50 persone ma noi siamo più di 150. Il viaggio sembra non finire e Aquiliani segna l’uno a zero. Arriviamo nello stadio quando il secondo tempo è gia iniziato da qualche minuto, la ressa ai cancelli è infernale, la gente spinge e i tornelli non aiutano il defluire delle persone. Quando entriamo abbiamo giusto il tempo di vedere lo stupendo gol di Marek Hamsik , finalmente un pò di sollievo, possiamo guardare solo altri 30 minuti di partita (in cui il Napoli rischia anche di vincere), e lo facciamo cantando a squarcia gola. Quando la partita finisce ci tengono altre 2 ore nello stadio per far defluire i tifosi ospiti, ma qualcosa cambia quando arriviamo ai pullman che ci aspettano già nel settore.
Squadracce di celerini guidate da integerrimi dirigenti, fanno il giro tra i pullman scegliendo tifosi a campione da pestare. Salgono anche nel mio prendono un ragazzo per i capelli, gli gridano “già ne abbiamo ammazzato uno, il prossimo sei tu” lo portano giù tra gli occhi increduli di chi era sul bus, lo picchiano a sangue finché un dirigente non lo porta dietro una siepe lo mette a terra fermo con un piede sulla faccia. Fanno lo stesso anche negli altri pullman. Noi partiamo finalmente, ma altri 10 bus rimarranno nello stadio fino alle 21.30, senza sapere cosa può succedere. Arriviamo in una stazione blindata intorno alle 19.30, iniziamo a capire che qualcosa non va.
I cordoni di polizia e carabinieri ci chiudono su tutti e 4 i lati, e mentre da Napoli ci arrivano telefonate che ci informano che i telegiornali annunciano che i napoletani si sono lasciati andare ai soliti atti di vandalismo e guerriglia. Nella stazione la situazione peggiora. Iniziamo a temere che forse stanotte non torneremo a Napoli, ne ho viste tante di trasferte, sono stato anche ai cortei in piazza, ma di situazioni così ne ricordo davvero poche, sembra che tutto abbia un copione già scritto.
Siamo circa un migliaio, tra chi ha il biglietto cumulativo (i gruppi organizzati hanno un biglietto che ha più di 700 posti) e chi ha il biglietto singolo, la fretta di tornare a casa e lasciarsi Roma alle spalle fanno il resto. C’è ressa per passare, i cordoni di polizia si stringono e la folla spinge per entrare: parte una carica che provoca un fuggi fuggi generale nel cuore di Roma Termini, rischiando di travolgere anche le persone che incredule assistono a questo spettacolo. Aspettiamo altre due ore prima di riuscire a sfilare dalla folla e salire sul treno; sono ormai le 21.30 ma il treno non parte, aspetta gli altri tifosi rimasti allo stadio nei pullman. Finalmente si parte sono le 22:30, arriviamo a Napoli che è quasi l’una, felici del risultato e di esserci lasciati alle spalle la follia di questa giornata.

lunedì 1 settembre 2008

Siamo tornati

finite le vacanze, si rincomincia al volo.

il Duka è ancora latitante, non sappiamo dove si nasconda, eppure dal suo rifugio è riuscito a vendere i diritti cinematografici di ROMA K.O.!
Secondo voci ufficiose ora sta cercando di scritturare Johnny Depp per il proprio ruolo....

in compenso sul numero di settembre di XL, che trovate in edicola da oggi insieme a la Repubblica, c'è uno speciale sul romanzo di amore droga e odio di classe: ben 4 pagine!

ecco la prima:



Preparatevi inoltre a nuove, apocalittiche novità... stay tuned!

giovedì 17 luglio 2008

una lista di nefandezze e malefatte

Novità: ci giunge un videomessaggio del Duka anche se continuiamo a non sapere dove sia.
In attesa che sia ripreso da tutte le televisioni, CNN compresa, potete guardarlo in anteprima.
cliccando QUI

martedì 15 luglio 2008

dov'è il Duka?

L'ultima settimana ha visto gli Agenti X impegnati su diversi fronti: subito dopo la presentazione di Roma K.O. con gli Assalti Frontali in Conchetta, che ha riscosso un grande successo (il Duka ormai popola i sogni delle sue fan), i nostri sono andati a Torino. Per la precisione al Traffic Festival, dove hanno incontrato Johnny Rotten, al quale il Duka ha rimproverato di aver messo su troppi chili. Il frontman dei Sex Pistols l'ha presa abbastanza bene:



Il giorno dopo si è esibita Patty Smith accompagnata dalla sua band, ma il Duka non ha apprezzato: "Sono solo hippy che suonano tamburelli".

Da quel momento però gli Agenti hanno perso le tracce del Duka, inspiegabilmente sparito nel nulla. Questo ha provocato una vera e propria emergenza in redazione, già in subbuglio per la chiusura stagionale: sono subito iniziate le ricerche dell'autore disperso. Sembra esserci un filo conduttore: metabolizzata la lezione di Ugo Bresaola, il Duka ha probabilmente deciso di aprire un'impresa. Resta da chiarire di che tipo, e dove!
Per ora abbiamo diverse opzioni:

1) Il settore farmaceutico



2) Le calzature, dietro consulenza dell'amico Sventolone/Pantani




3) il redditizio mercato teutonico dei box doccia:




Inutile dire che chiunque avesse informazioni è pregato di comunicarle con la massima urgenza.
Per via di questa difficile situazione gli aggiornamenti a questo blog da qui a settembre saranno pochi e occasionali, ad eccezione di una probabile grande sorpresa...

A dire il vero però c'è anche un'altra pista, che porta al Duka Bay Resort, nelle Filippine.
stiamo pensando di andare a verificare di persona, e magari fermarci per un po'...



BUONE VACANZE!