giovedì 25 settembre 2008

Carmilla e "La fuga in avanti"

Carmilla, sito di letteratura, immaginario e cultura d'opposizione, torna ad occuparsi de La fuga in avanti.
L'aveva già fatto quando l'autore, Manolo Morlacchi, aveva scritto sul portale un intervento in risposta alla lettura di Wu Ming 1 su Nandropausa.

Oggi, invece, il sito propone la bellissima recensione di Daniela Bandini. Eccola:


Manolo Morlacchi, La fuga in avanti. La rivoluzione è un fiore che non muore, ed. Agenzia X-Cox 18, pp. 216, € 15,00.

Di questo libro si occupò a suo tempo Carmilla, era il 3 gennaio del 2008. Personalmente l’ho avuto tra le mani solamente una quindicina di giorni fa, e sento la necessità quasi fisiologica di condividere con i lettori le impressioni che questo libro mi ha trasmesso.
E’ opera di un uomo nato nel 1970, che rievoca la sua infanzia e la sua adolescenza, fortemente influenzate da una famiglia non esattamente coerente con il “decennio d’oro” che furono gli anni Ottanta. Tra i parenti nessun imprenditore rampante, nessuno che si sia arricchito coi Bot per acquistare la seconda casa, nessun avanzamento sociale, dal proletariato alla piccola borghesia, nessuna giacca di pelle o visone da ostentare con nonchalance, come l’avessero sempre avuta nell’armadio, nessun biglietto da 100 carte esibito nel portafoglio a suggerire “posso comprare tutto quello che voglio”. Manolo Morlacchi è figlio di brigatisti rossi. Coerenti, ostinatamente coerenti fino all’ultimo.

Pierino Morlacchi, il padre di Manolo, è nato nel 1938 ed è morto nel 1999. La madre, tedesca, Heidi Ruth Peush, è nata nel 1941 e deceduta nel 2005. Nella famiglia Morlacchi comunisti lo si diventava dalla prima poppata al seno. Già partigiani, milanesi del Giambellino, perseguitati dai fascisti, poi militanti del PCI, tanti fratelli e sorelle che facevano un gruppo unico, un saldo legame che non tradì mai, malgrado scelte diverse e spesso non condivise, quel fratello che aveva portato alle estreme conseguenze la sua ideologia, in perenne necessità di copertura, di affidamento dei figli, di denaro.
Enormi tavolate tra zii e cugini, anche più di venti persone, enormi mangiate quando ce n’era ed enormi bevute con quello che c’era, fratelli e sorelle in eterno pellegrinaggio tra le varie carceri italiane di tutta la penisola, clandestinità, arresti e ancora avvocati, processi, tribunali.
La specializzazione di Pierino furono le rapine, un asso del mestiere. Fu anche il protagonista di uno dei primi “sequestri” delle BR. Ho messo tra virgolette la parola sequestro perché oggi risulta quasi patetico chiamare così il prelievo di una persona fotografata da un commando e poi riaccompagnata nel luogo dove era stata prelevata, solo per dimostrare la potenza, la capacità logistica e militare dell’organizzazione.
Erano gli anni Settanta. Quasi impossibile oggi immaginare che in quegli anni le Brigate Rosse tenessero comizi pubblici al Giambellino, con Curcio che parlava e i compagni che presidiavano la piazza armati. Il consenso era altissimo tra la gente, Milano era popolo al Giambellino, lì “nuotavi come un pesce nell’acqua”, tra i tuoi.
La madre di Manolo, Heidi, nacque nella RDT, poi si trasferì nella Germania ovest, Londra, esperienze con i “figli dei fiori”, Milano nell’ambiente della Quarta Internazionale, e quindi l’incontro col Morlacchi. Da lì una vita in fuga, sempre in avanti però, come recita il titolo del libro. E’ forse la storia della madre, tutt’altro che comprimaria, ad avermi colpita maggiormente. Con i figli in giro per l’Italia, e poi anche per lei il carcere, la separazione, le lettere che scriveva loro, l’insegnamento dell’onestà, della dedizione alla causa, della coerenza personale come massima eredità da tramandare.
Lo stupore che suscita questo libro si può riassumere in due considerazioni: la prima è la singolare esperienza di un bambino che introietta dentro di sé tutte le contraddizioni di classe, di un’epoca che dalla Resistenza va al PCI e quindi alle BR; la seconda, che è conseguente alla prima, è la linearità di una scelta come la lotta armata.
Ci hanno abituati a pensare che il fenomeno lotta armata fosse un fatto marginale e circoscritto, secondario, addirittura salottiero: militanti figli di papà che si pentivano appena messo il piede in questura, intellettuali che facevano a gara a chi formulava i comunicati più illeggibili e indecifrabili (“deliranti”, li definiva regolarmente la stampa). Insomma, persone che più lontane non si può dal popolo, dal proletariato, e soprattutto dagli operai delle fabbriche.
Niente di più falso. Le prime BR erano parte integrante e decisiva di una linea politica che non poteva identificarsi con l’imborghesimento di un Partito Comunista che faceva della concertazione il suo cavallo di battaglia. E stiamo parlando di quello che succedeva nelle città. E nelle carceri, luogo fondamentale di reclutamento delle BR? Dobbiamo pensare che il proletariato carcerario degli anni Sessanta-Settanta era rappresentato da un ben caratterizzato gruppo sociale: semianalfabeta, per lo più parlava in dialetto meridionale. Furti, rapina e spaccio i delitti, quasi tutti legati a clan o gruppi familiari.
Al di fuori di quella realtà ci fu chi, come successe nelle carceri italiane, vedeva in quel sottoproletariato la risorsa per fare del mondo un luogo più giusto, umano e decente. Del tutto inaspettatamente chi si riteneva escluso dalla storia ne diventava il protagonista, con un linguaggio che non escludeva l’illegalità, quindi percorsi già noti, ma non più finalizazati all’arricchimento personale o del clan, bensì per portare a termine quel processo rivoluzionario verso uno stato socialista che il Partito Comunista aveva tradito.
Sono impressionanti, e perciò di eccezionale valore storiografico, le esperienze che Manolo racconta nel suo libro. Ci sono le lettere dal carcere, quelle scritte dai fratelli e dalle sorelle, quelle indirizzate ai figli, e poi la percezione palpabile di una Milano che scivola negli anni Ottanta e diventa irriconoscibile e anonima. L’arrivo di nuovi proletari che non si chiamano più tali, ma solo “i nuovi poveri”; i “marocchini”, non l’immigrazione del sud Italia ma quella del Marocco.
E i Morlacchi che di tutto questo se ne fregano. Ancora negli anni Novanta, fino al funerale di Pierino, uomini irriducibili, non della lotta armata ma della coerenza, che lo salutano con lo striscione: “Ciao Pierino. Fino alla vittoria. I compagni”.
E’ stata anche la mia frustrazione, per questo capisco così bene Pierino e Manolo. Mi trovavo a parlare con i compagni del PCI e non li capivo. Ero molto giovane allora, e pensavo che un militante del PCI facesse della sua vita un modello ideologico-comportamentale intransigente e incorruttibile, e inevitabilmente mi trovavo a subire conversazioni che riguardavano investimenti finanziari, ideali che non andavano al di là dell’acquisto di un appartamentino al mare, la partecipazione alla vita di partito che si limitava alla mangiata di polenta e salciccia alla festa dell’Unità.
Quelli erano i compagni? E il mio pensiero andava – sorridevo mentre lo cullavo nella mente - a una viaggio in treno di qualche tempo prima, in un vagone di seconda classe con alcuni coetanei, verso il sud. Di fronte a me un ragazzo teso, guardingo, un poco spaventato ma determinato, con folti baffi e capelli appena un po’ lunghi, che al tentativo di coinvolgerlo in una nostra conversazione rispondeva impacciato, in un italiano appena comprensibile.
Teneva stranamente una mano sull’avambraccio della mano sinistra, come a nascondere una ferita o una cicatrice sgradevole alla vista. Finalmente si addormentò, e pian piano la mano gli scivolo sul sedile. Ciò che teneva gelosamente nascosto era un grande tatuaggio con la stella a cinque punte e la scritta BR in evidenza. Roba fatta artigianalmente, in carcere. Quel giovane, decisi, era il mio referente. La persona per la quale avrei continuato a lottare.

mercoledì 24 settembre 2008

Rubo ai ricchi per...

Lo chiamano "attivista anti-sistema" perchè a Barcellona ottiene 492.000,00 euro in finanziamenti, spiega come farlo prima di fuggire dal paese e destina parte parte dei soldi per pubblicare una rivista in cui dichiara che non verranno restituiti. Gli "istituti finanziari" defraudati sono pubblicati in una lista pubblica: 492.000 euro in due anni da 39 istituti bancari, tramite 68 operazioni di credito.

Lontano, molto lontano da restituire tale cifra, ha impegnato parte di questi soldi per creare una rivista, il cui unico numero verrà distribuito in 150 punti di tutta Cataluña, grazie alla collaborazione di decine di persone, che lo distriibuiranno 200.000 copie gratuitamente. Nella rivista, spiega per filo e per segno, come è riuscito a "rubare", secondo parole proprie, tale cifra a le varie banche coinvolte e annuncia che non lo restituirà.

La rivista, che ha per titolo "CRISIS. Pubblicazione gratuita per sovvertire le turbolenze economiche", contiene, secondo quanto ha potuto sapere "EL Mundo", due pagine in cui il giovane stesso, di 32 anni e che risponde al nome di Enric Duran, spiega come ha ideato la truffa e che ha destinato i soldi, per realizzare la rivista stessa.
Persone vicino all'attivista hanno spiegato che è già fuggito dal paese sapendo che, secondo sue parole, "il sistema giuridico dello Stato spagnolo, partendo da questa confessione, potrebbe accusarlo di truffa maggiore e di insolvenza punibile", reati che prevedono pene fino a sei anni di carcere.



Enric Duran, molto conosciuto nell'"ambiente dell'attivismo, spiega che si tratta di "una azione individuale di insubordinazione al sistema bancario", che ha realizzato premeditatamente per "denunciare il sistema stesso e per destinare il denaro a iniziative che evidenzino la crisi sistematica" che la società "sta cominciando a vivere" e che "provino a costruire alternative rispetto tale società" . Il giovane, che definisce la truffa come "una azione aliena a qualunque tipo di violenza", rivendica il metodo impiegato come una nuova forma di disobbedienza civile.

A partire dalla primavera del 2006, studiando il funzionamento del credito finanziario, inizia a chiedere credito a banche, casse di risparmio e finanziarie facendo credere che doveva sistemare casa e comprare un'auto. Intanto crea una società per poter giustificare determinati investimenti, tipo l'acquisto di materiale audiovisivo per un produttore.

Il vantaggio di richiedere prestiti tramite una società, è che i debiti non compaiono nè nella "storia personale" nè nel CRIBE, il sistema d'informazione degli insoluti del "Banco de España". Per ottenere altri prestiti ammette che si è inventato una professione e "una buona nomea (falsa) e facendo credere che guadagnava, potendo così accedere al finanziamento". Inoltre, aggiunge alcune "chiavi" per ottenere tale somma: "Con una stampante, una fotocopiatrice, delle forbici e nastro adesivo si fanno meraviglie".

Per quanto riguarda i soldi, Enric afferma che dopo aver pagato commissioni, interessi, notai, imposte e spese, rimangono Euro 360.000,00 destinati alla pubblicazione ed altre azioni, per "trarre consapevolezza dalla crisi del sistema" e portare avanti "un ampio movimento sociale che metta in moto altre forme di vivere e di società" distanti dal capitalismo attuale.

Attualmente in località ignota, fa sapere alla stampa che non restituirà i debiti.

(fonte:Chainworkers.)

martedì 23 settembre 2008

Duka espresso.

Il Duka non cessa di mietere successi e consensi.

dall'Espresso di questa settimana:

Vita da Duka
di Marco Belpoliti

Marco Philopat, una delle voci più interessanti della cultura underground milanese, sbarca a Roma. Lo fa con un libro di memorie e d'attualità, come è d'uso nella sua produzione di scrittore. Il protagonista è Duka, "ironico bardo della controcultura romana", dalla fine degli anni Settanta sino all'attuale desolazione metropolitana. E poiché a Philopat sembrava che le ore di registrazione con Duka non dessero bene l'idea di quello che era stata la vita di questa minoranza oppositiva tra il 1977 e il 2007, imbastisce una storia che fa da cornice al racconto. S'immagina che qualcuno dia fuoco al Corviale, il leviatano edilizio che cinge Roma, e lo renda inagibile. L'umanità che ci vive viene deportata in alberghi e residence vicino a Cinecittà. Qui decide, istigata da Duka, di saccheggiare un centro commerciale con un esproprio proletario in stile anni Settanta. A raccontare la storia è Gerardo, l'amico dal quale Duka si rifugia dopo l'esproprio, iniziando a recitare la sua vita al registratore. E il libro procede su due piani: nel primo, il racconto fantastico-realistico, c'è il vissuto quotidiano; nel secondo, la storia raccontata da Duka. Il punto d'incontro tra i due è una sorta di malinconia, mista di rabbia e orgoglio, che è poi lo stigma della scrittura di Philopat, il cui posto nella nostra letteratura di vita è, da "Costretti a sanguinare" in poi, stabilito: un ricercatore che è anche un ricercato, ovvero auto-antropologia della vita quotidiana vissuta contromano.

lunedì 22 settembre 2008

Il Duka tra Corazzini e Pasolini


Sul numero odierno del Messaggero è uscita la recensione di "Roma K.O." a firma di Enzo De Mauro. Eccola!

Roma ko e il crollo del Corviale:
la battaglia (sempre persa) di chi non ha niente


Roma k.o., per le Edizioni X book (pagg. 217, euro 16, 00), è il primo romanzo sulla capitale del dopo-Veltroni. Anzi, ancora meglio, Duka e Marco Philopat, eroi e cantori della controcultura rispettivamente romana e milanese, quello schianto lo anticipano nella simbolica esplosione del chilometrico, titanico palazzone del Corviale, laddove i sogni muoiono all’alba. Capita nel libro ciò che il protagonista della Vita agra dell’anarchico Luciano Bianciardi aveva solo desiderato di compiere, ossia far saltare in aria il Pirellone, emblema del capoluogo lombardo, ossia dell’Italia post-ricostruzione prima illusa e dopo disillusa e tradita dal miracolo economico.Le due opere, pure così distanti e non solo cronologicamente, hanno in comune una totale mancanza di fede nelle “magnifiche sorti e progressive” evocate e messe in campo da un modello di sviluppo che è poi la macchina morbida in grado di stritolare il conflitto mentre lo provoca.

E il Duka, la cui epica disperata e folle egli stesso narra in prima persona senza enfasi e autoindulgenze a nome e per conto di un’intera generazione, passa di conflitto in conflitto, a reclamare diritti e giustizia, per città e strade e piazze di tutta Europa, implacabile e mite tuttavia nel disincanto e nella pungente, straziata indifferenza per le sconfitte. Egli sa, come ogni rivoluzionario disarmato, che conta l’esserci, il gesto reiterato della rivolta, il segnale e il seme lanciato verso il tempo che verrà come una freccia che certo troverà il bersaglio nel cielo del futuro. Passa molta Roma in queste pagine scritte a quattro mani – e di Philopat vanno almeno ricordati Costretti a sanguinare e La banda Bellini, entrambi editi da Einaudi Stile Libero – e passa la sua bellezza tante volte ferita dalle frustate della storia, passano i suoi quartiere popolari e i suoi miti e le lotte e le battaglie per le conquiste essenziali di chi non ha niente.

Senza tregua, fino all’ultimo respiro il Duka – creatura incline alla malinconia al pari di un Corazzini degli anni nostri, eterno figlio e ragazzo per sempre, pieno d’incanto e di compassione, mai arreso e mai riconciliato con un mondo, per dirla con Pasolini (al quale questo libro sarebbe forse piaciuto), che non lo vuole più e non lo sa – il Duka, dunque, compie il gesto estremo di purificazione dell’aria e di liberazione. Crollato il Corviale, il vento ponentino torna finalmente a soffiare su Roma e si porta via, nel nulla brillante delle nuvole, il suo Duka, il suo ragazzo, il condottiero celeste.

venerdì 19 settembre 2008



Domani, dopo il corteo per Abba, saremo a Quarto Oggiaro con un banchetto dei libri.

giovedì 18 settembre 2008

Abba vive

CORTEO A MILANO SABATO 20 SETTEMBRE
ore 14.30 Bastioni di P.ta VENEZIA

Razzismo stop. Per Abdoul contro ogni razzismo, mobilitazione permanente Corteo a Milano Sabato 20 settembre.

Invitiamo i giovani, la cittadinanza, le reti territoriali, comunità migranti, artisti, associazioni antirazziste, centri sociali, comitati, realtà studentesche, collettivi, tutti gli uomini e le donne della metropoli e chiunque voglia che questa tragedia non venga dimenticata a partecipare alle iniziative per non dimenticare Abdoul e contro il razzismo.

Pensiamo che sia importante ricordare questa morte assurda, perchè episodi del genere non si ripetano mai più e per fermare l’ondata di razzismo che si sta propagando sempre più nelle nostre città.

Per gli stessi motivi saremo protagonisti del corteo, Sabato 20 settembre, ore 14:30, Bastioni di p.ta Venezia, una mobilitazione che veda i mille di Cernusco, amici, cittadinanza e parenti di Abba alla guida del corteo, forti, determinati, moltitudinari a Milano, per portare nel centro della metropoli il messaggio che Cernusco ha espresso con la fiaccolata di lunedì sera:

"IL RAZZISMO UCCIDE. E’ QUESTA LA VOSTRA SICUREZZA?"

Per chi vuole la mobilitazione prosegue in via Traversi (quarto oggiaro) con l’iniziativa “ Cronache di Resistenza - Partigiani in ogni quartiere - no al razzismo”.

Per adesioni: 20sett@gmail.com e abbavive@gmail.com

primi firmatari : COMITATO PER NON DIMENTICARE ABBA, PER FERMARE IL RAZZISMO – Cernusco sul Naviglio http://www.abbavive.blogspot.com


Inutile dire che Agenzia X sarà in corteo.


mercoledì 17 settembre 2008

stasera, a genova



mercoledì 17 settembre h 21

c/o laboratorio buridda

via bertani 1, genova

presentazione del nuovo numero della rivista Conflitti globali
Israele come paradigma

con Massimiliano Guareschi e Federico Rahola

Mi manca chiunque.

La persona che ha una così detta "depressione psicotica" e cerca di uccidersi non lo fa aperte le virgolette "per sfiducia" o per qualche altra convinzione astratta che il dare e avere nella vita non sono in pari. E sicuramente non lo fa perché improvvisamente la morte comincia a sembrarle attraente. La persona in cui l'invisibile agonia della Cosa raggiunge un livello insopportabile si ucciderà proprio come una persona intrappolata si butterà da un palazzo in fiamme.

Marathe era pronto a morire di morte violenta in qualsiasi momento, il che lo rendeva libero di scegliere tra le emozioni.

La variabile è l'altro terrore, le fiamme del fuoco: quando le fiamme sono vicine, morire per una caduta diventa il meno terribile dei due terrori. Non è il desiderio di buttarsi; è il terrore delle fiamme.

Gli scrittori tendono a essere una razza di guardoni. Tendono ad appostarsi e a spiare. Gli scrittori guardano gli altri esseri umani un po' come gli automobilisti che rallentano e restano a bocca aperta se vedono un incidente stradale: ci tengono molto a una concezione di se stessi come testimoni.

Nessuno di quelli in strada che guardano in su e urlano "No!" e "Aspetta!" riesce a capire il salto. Dovresti essere stato intrappolato anche tu e aver sentito le fiamme per capire davvero un terrore molto peggiore di quello della caduta.

Succedono cose davvero terribili. L'esistenza e la vita spezzano continuamente le persone in tutti i cazzo di modi possibili e immaginabili.


(David Foster Wallace)

giovedì 11 settembre 2008

Milano Film Festival '08














Agenzia X sarà presente con i suoi libri, in particolare quelli dedicati al cinema, all'edizione del 2008 del Milano Film Festival, dal 12 al 22 settembre.

I ragazzi del Cantiere infatti allestiranno una libreria, presso il Teatro Strehler e sicuramente passeremo a trovarli, tra un film e l'altro...

mercoledì 10 settembre 2008

Il futuro non è scritto


[Marina Cafè Noir] > edizione 2008
Il Futuro non è scritto

Cagliari 11/14 settembre 2008
Quartiere Marina e centro storico


The future is unwritten, il futuro non è scritto, ci avvertivano i Clash dal retro dei loro dischi più o meno venticinque anni fa. Certo, il futuro non è scritto e il futuro non è noto, il futuro non è stabilito perché è da costruire, si può cambiare - e spesso si deve - con la volontà e la creatività. Questo, in sintesi, il messaggio della band inglese, questo uno dei concetti-chiave del loro combat rock, e una delle sue possibili interpretazioni.

Beh, il Futuro no, aggiungiamo noi, ma i libri, scritti, lo sono di sicuro.
Ed è con i libri che proviamo a predire il futuro, a interpretare il presente, a capire il passato.

Agenzia X partecipa al festival con due eventi:

- sabato 13 settembre dalle ore 19.30 a P.za Savoia
Tra indipendenza e sopravvivenza: Istruzioni per l’uso
Con Massimo Zamboni, Marco Mathieu, Sergio Messina, Marco Philopat.
Coordina Alberto Campo

- domenica 14 settembre dalle ore 16 a Neptune Beach – Lungomare Poetto, Q.tu Sant’Elena
Roma KO
Incontro/reading con Marco Philopat e il Duka

Per il programma completo e qualsiasi altra informazione su questo bellissimo festival basta cliccare QUI.

martedì 9 settembre 2008

11/09 DJ SPOOKY - Cantiere & Cox18

Segnaliamo una serata a cui non mancare, a Milano:

Giovedì 11 Settembre 2008, DJ SPOOKY sarà ospite dei Centri Sociali milanesi Cantiere e COX18.

Dalle 18.30 DJ Spooky, il “dj filosofo”, presenterà il suo Sound Unbound, Sampling Digital Music & Culture, libro con cd, presso il centro sociale Cantiere di Milano. "Intellettuale postmoderno”, in grado di riflettere alla perfezione lo spirito dei tempi e di indicare nuove vie, applicando le proprie teorizzazioni in vari campi, Spooky opera con estremo eclettismo dalla scrittura all'architettura, dalla musica all'arte visiva. PRESENTAZIONE LIBRO + Q&A con l’autore.

Dalle 22.30, DJ Spooky sarà ai piatti in COX18. Dal punto di vista musicale, Spooky elabora un appassionante mix di acrobazie soniche che nascono dalla manipolazione virtuosistica dei vinili e dall'attento ascolto delle vibrazioni che provengono dalla "strada". A tutto questo Spooky aggiunge una cultura sterminata, che gli permette di permeare i suoi dischi e i suoi dj set di riferimenti colti e sorprendenti.

Aprono e chiudono la serata DJ PAndaJ e Painé



BIOGRAFIA: Il nome fa riferimento ad un personaggio di William S. Burroughs. DJ Spooky è lo pseudonimo di Paul D. Miller, uno dei musicisti elettronici più eclettici, colti e preparati. Devoto a John Cage, Sun Ra e Grandmaster Flash, è un artista concettuale, scrittore e musicista che lavora a New York. Ha registrato un'enorme quantità di musica e ha collaborato con una grande varietà di musicisti e compositori, tra gli altri: Arto Lindasy, Iannis Xenakis, Ryuichi Sakamoto, Butch Morris, Kool Keith aka Doctor Octagon, Pierre Boulez, Philip Glass, Steve Reich, Yoko Ono, Thurston Moore dei Sonic Youth. La sua versatilità artistica lo porta a creare un allestimento audiovisuale per il Whitney Museum e lavora in altri contesti come la Biennale di Venezia/Architettura, il Luwig Museum a Cologna, The Andy Warhol Museum a Pittsburgh; come scrittore appare in The Village Voice, Artforum, The Source, Paper Magazine ecc. La sua prima raccolta di saggi, Rhythm Science, è stata pubblicata nel 2004 da M IT Press. E', dopo Richard Pinhas, il musicista il cui lavoro è maggiormente integrato dalla filosofia di Deleuze e Guattari che hanno teorizzato l'incontro con la musica elettronica sperimentale. Per Dj Spooky la musica è soprattutto creare strumenti per pensare, per dare alla gente sistemi, per organizzare l'informazione al di fuori delle categorie europee di razionalità. Il suo "remix" è un sistema operativo dove la ripetizione è una sorta di omaggio al futuro nel rispetto del passato.

lunedì 8 settembre 2008

Copyleft

Segnaliamo un'interessante iniziativa ad Arezzo, il Copyleft Festival

Dall'11 al 14 settembre una fitta serie d'incontri, dibattiti, presentazioni, live e dj set. Qui il programma completo.

Purtroppo per problemi di ubiquità non riusciremo a fare un salto, ma ci interessa molto perché tutti i libri di Agenzia X sono in Creative Common.

Andateci voi!

venerdì 5 settembre 2008

6 settembre - presidio antifa

Riportiamo da Indymedia:

SABATO 6 SETTEMBRE DALLE 15 PRESIDIO IN PIAZZA CIMITERO MAGGIORE

NO AI COVI FASCISTI


Sabato 6 settembre 2008 le teste rasate di Cuore Nero apriranno una nuova sede nel quartiere certosa-garegnano grazie a:

- appoggi politici istituzionali;
- finanziamenti riconducibili a Lino Guaglianone, recentemente candidato per AN e già noto tesoriere dei Nuclei Armati Rivoluzionari, gruppo di assassini con un passato fatto di omicidi e stragi come quella di Bologna del 1980;
- sdoganamento di pratiche e ideologie imputabili di apologia di fascismo in nome di una falsa pluralità di espressione politica e di una costante tendenza al revisionismo storico.

Pratiche che provocano costanti e violenti attacchi contro chiunque non accetti di piegarsi a questa logica aberrante.
L'ultimo agguato squadrista si è consumato qualche notte fa a Roma ai danni di tre giovani e ci descrive quanto inquietante sia il panorama odierno e futuro, segnato da lame, mazze da baseball e covi neri.

Invitiamo tutti i cuori antifascisti al presidio.

mercoledì 3 settembre 2008

Come bestie - un'altra Napoli

Pubblichiamo questa tesimonianza proveniente da Global Project Napoli e dal centro sociale Insurgencia, a proposito dei fatti di Napoli del 1 settembre.


Report sulla trasferta dei tifosi napoletani a Roma, la verità che i media non raccontano


Questo è un report sulla trasferta dei tifosi napoletani a Roma nella prima giornata di Campionato. I media main stream ci raccontano di atti di teppismo da parte degli ultras del Napoli, arrivando addirittura ad inventarsi di sana pianta rapine, aggressioni e minacce a cittadini inermi. Ma la realtà e’ ben diversa. Oltre 3000 persone munite di biglietto della partita e biglietto del treno, sono state trattate come bestie in una giornata di follia. Minacce continue, arresti arbitrari, cariche senza alcun motivo, migliaia di persone ammassati in autobus e treni. Tutto questo grazie alla rigidità di Trenitalia ed alla stupidità dei Questori (quello di Napoli e quello di Roma), assolutamente incapaci di gestire un evento sportivo di grandi dimensioni come quello di Roma - Napoli.


Appuntamento alle ore 8.00 stazione centrale, la partita è alle 15.oo, la cosa non mi sorprende affatto: chi come me ha frequentato le curve sa cos’è un gruppo, sa quanto e difficile organizzare una trasferta. Roma non è come le altre, si sa che si deve fare qualche sacrificio in più e anticipare se è possibile anche gli imprevisti di un esodo di 3600 napoletani verso la capitale.
Quando scendo di casa ho in tasca solo il biglietto per il settore ospiti (stadio Olimpico ingresso 50/52) e qualche soldo per comprare il biglietto del treno, si perché anche se Trenitalia continua ad aumentare le tariffe, troppo care per le mie tasche di giovane precario, e di treni speciali non se ne fanno più, questa volta è diverso.
I gruppi organizzati e i tifosi napoletani si giocano la possibilità di poter vedere la loro squadra anche in trasferta, il Viminale ha dato una possibilità e nessuno vuole rimanere a casa la domenica davanti alle squallide telecronache di sky o di mediaset premiun. Il treno sembra la soluzione migliore perché garantisce la sicurezza di tutti, a Roma ci aspettano da tempo e conoscendo i rapporti che ci sono tra le curve romane e la Questura non ci fidiamo di arrivare in auto, troppo facile la possibilità di un agguato isolato, la situazione diverrebbe incontrollabile.
Verso le 9.00 ci dirigiamo tutti verso il binario da cui deve partire il nostro treno, tutti biglietto alla mano, ma è una bolgia. Il cordone di polizia ci stringe in una pressa e il caldo fa il resto, quando un ragazzo si sente male la pazienza sembra finire. E’ un’ora che siamo li uno addosso all’altro aspettando di salire, la folla spinge e il cordone di polizia si rompe. Saliamo sul treno che già è pieno di suo, oggi c’è il rientro dalle vacanze, chiediamo scusa alle persone per il disagio ma siamo persone normali anche noi e abbiamo diritto di viaggiare, se qualcuno vende 3600 biglietti per un evento sportivo di quella portata dovrebbe anche prevedere uno spostamento in massa?!
Invece tutto sembra tranne che di trovarsi in un paese civile, e mentre i dipendenti di Trenitalia invitano le persone che non sono dirette allo stadio a trovare un’altra soluzione noi ce ne stiamo per più di due ore ammassati come bestie a più di 40 gradi nei vagoni senza poter bere e senza aria.
Quando il treno parte sono le 12.30, e già si capisce che perderemo di sicuro il calcio d’inizio. Ma prendiamo coraggio almeno arriveremo a destinazione, con noi si è trattenuta anche una coppia di anziani di Castellammare di Stabia che nonostante i consigli del capotreno di trovare una soluzione diversa, rimangono sul loro treno perchè hanno il biglietto per quel posto e non vogliono trovare soluzioni alternative. Ma quando dal treno spengono l’aria condizionata anche loro iniziano a barcollare, qualcuno si sente male e tutto sembra cosi assurdo, ma siamo a Latina e ormai il piu è fatto.
Arriviamo a Roma Termini alle 15.44 in corteo usciamo dalla stazione e prendiamo i pullman parcheggiati sul piazzale: stessa scena, ammassati come animali, senza acqua da ore, saliamo in un pullman che può contenere 50 persone ma noi siamo più di 150. Il viaggio sembra non finire e Aquiliani segna l’uno a zero. Arriviamo nello stadio quando il secondo tempo è gia iniziato da qualche minuto, la ressa ai cancelli è infernale, la gente spinge e i tornelli non aiutano il defluire delle persone. Quando entriamo abbiamo giusto il tempo di vedere lo stupendo gol di Marek Hamsik , finalmente un pò di sollievo, possiamo guardare solo altri 30 minuti di partita (in cui il Napoli rischia anche di vincere), e lo facciamo cantando a squarcia gola. Quando la partita finisce ci tengono altre 2 ore nello stadio per far defluire i tifosi ospiti, ma qualcosa cambia quando arriviamo ai pullman che ci aspettano già nel settore.
Squadracce di celerini guidate da integerrimi dirigenti, fanno il giro tra i pullman scegliendo tifosi a campione da pestare. Salgono anche nel mio prendono un ragazzo per i capelli, gli gridano “già ne abbiamo ammazzato uno, il prossimo sei tu” lo portano giù tra gli occhi increduli di chi era sul bus, lo picchiano a sangue finché un dirigente non lo porta dietro una siepe lo mette a terra fermo con un piede sulla faccia. Fanno lo stesso anche negli altri pullman. Noi partiamo finalmente, ma altri 10 bus rimarranno nello stadio fino alle 21.30, senza sapere cosa può succedere. Arriviamo in una stazione blindata intorno alle 19.30, iniziamo a capire che qualcosa non va.
I cordoni di polizia e carabinieri ci chiudono su tutti e 4 i lati, e mentre da Napoli ci arrivano telefonate che ci informano che i telegiornali annunciano che i napoletani si sono lasciati andare ai soliti atti di vandalismo e guerriglia. Nella stazione la situazione peggiora. Iniziamo a temere che forse stanotte non torneremo a Napoli, ne ho viste tante di trasferte, sono stato anche ai cortei in piazza, ma di situazioni così ne ricordo davvero poche, sembra che tutto abbia un copione già scritto.
Siamo circa un migliaio, tra chi ha il biglietto cumulativo (i gruppi organizzati hanno un biglietto che ha più di 700 posti) e chi ha il biglietto singolo, la fretta di tornare a casa e lasciarsi Roma alle spalle fanno il resto. C’è ressa per passare, i cordoni di polizia si stringono e la folla spinge per entrare: parte una carica che provoca un fuggi fuggi generale nel cuore di Roma Termini, rischiando di travolgere anche le persone che incredule assistono a questo spettacolo. Aspettiamo altre due ore prima di riuscire a sfilare dalla folla e salire sul treno; sono ormai le 21.30 ma il treno non parte, aspetta gli altri tifosi rimasti allo stadio nei pullman. Finalmente si parte sono le 22:30, arriviamo a Napoli che è quasi l’una, felici del risultato e di esserci lasciati alle spalle la follia di questa giornata.

lunedì 1 settembre 2008

Siamo tornati

finite le vacanze, si rincomincia al volo.

il Duka è ancora latitante, non sappiamo dove si nasconda, eppure dal suo rifugio è riuscito a vendere i diritti cinematografici di ROMA K.O.!
Secondo voci ufficiose ora sta cercando di scritturare Johnny Depp per il proprio ruolo....

in compenso sul numero di settembre di XL, che trovate in edicola da oggi insieme a la Repubblica, c'è uno speciale sul romanzo di amore droga e odio di classe: ben 4 pagine!

ecco la prima:



Preparatevi inoltre a nuove, apocalittiche novità... stay tuned!