lunedì 26 gennaio 2009

Manifestazione di sabato 24 per COX 18: una cronaca.


Proseguono le iniziative per COX 18: oggi a piazzale marino fino a notte in piazzale Marino:

- Riapre la libreria Calusca: banchetto di libri, riviste, autoproduzioni

- Teatro e musica con:

Walter Leonardi, Chinaski, Flavio Pirini, Folco Orselli, Cesare Basile, Angelo Pisani, Lucia Vasini, Paolo Rossi.

Per far sentire alla Moratti di cosa ne pensiamo della sua nuova uscita con cui afferma di volersi appropriare dell'Archivio Moroni... leggete il blog di Conchetta per credere!

Riportiamo ora una cronaca diretta, personale ma obiettiva della straordinaria manifestazione di sabato, che i giornali hanno vergognosamente fatto passare sotto silenzio, focalizzandosi su violenze e danneggiamenti inesistenti.
Il brano che riportiamo è di un nostro amico, Andrea Gessner, che ringraziamo, e che esprime perfettamente il sentimento della città di Milano di fronte a uno sgombero talmente insensato (oltre che - ribadiamolo - illegittimo).

COX 18 - UNA CRONACA DI SABATO 24 GENNAIO

Visto che i giornalisti che lavorano per i giornali (manifesto escluso) non sanno farlo, qualcuno deve raccontare quello che è successo ieri.
parto la mattina da roma: lì piove, a firenze ancor più, da modena a oltre fiorenzuola cadono fiocchi che sembrano già palle di neve. A milano è grigio, fa freddo: è una giornata ferma, seria. Sembra proprio di stare a milano. Sembra che oggi non sia giorno per ironie.
Voloacasapermollareleborse, mi cambio prendo un cappuccino caldo perché so che farà un cazzo di freddo. In metrò la gente che deve scendere a porta genova ha l’espressione tesa, tirata. Non si parla molto.
Dalla via vigevano si sentono i primi cori, i primi canti.
In piazza 24 maggio ecco andrea con caterina, ecco marco, c’è anche alessandro, sta con antonio, con loro c’è gabriele. Arriva simone con ginevra, poi l’altro simone, con c., che se ne va subito. Di lontano vedo andrea, ancora uno.
Siamo qui con mille altri duemila tremila chi lo sa, perché il comune ha dato ordine illegalmente di sgomberare illegalmente il conchetta, il cox 18, un posto dove tutti siamo stati, per bere una birra, per ballare, per parlare, per sentire qualcosa, per trovare un libro. Quello che vuoi.
Illegalmente perché c’è una causa in corso tra l’associazione che lo gestisce e il comune con udienza fissata a giugno 2009.
Illegalmente perché è lì da più di 30 anni e c’è ancora una cosa che si chiama uso capione.
Illegalmente.
(Lo spaventoso decorato ha dichiarato che lui li vuole chiudere tutti i centri sociali, perché sono realtà borderline. Borderline. Chissà perché mi viene in mente l’arte degenerata).
Il concentramento di gente pare un po’ teso, non tira una bella aria. La gente è incazzata nera. Il corteo sta per partire, ritarda perché la polizia o i carabinieri hanno fermato due che volevano venire, poi rilasciati dopo circa tre ore. Mi dicono che davanti non ci saranno problemi, non vogliono problemi, dietro qualcuno può voler fare un po’ casino. Piano piano si parte, percorriamo corso di porta ticinese, poi svoltiamo a destra sui navigli, e lì rivedo andrea e caterina e lorenza che stanno in cordone; mi cordono con loro. Stefano sta facendo le foto per qualche agenzia. Svoltiamo a sinistra in corso italia. dal pulmino che apre il corteo, anticipato solo dalle ragazze del cox 18, qualcuno parla, a turno. Dal corteo partono slogan contro “decoratopezzodimmerda” contro la moratti “letiziamoratti non hai capito niente, conchetta 18 non si vende”. Conchetta 18 non ha paura. Il microfono ricorda come stanno le cose, alcuni di quelli che parlano sono pacati, altri incazzati come dei puma, alcuni ricordano alfredo jaar e la sua domanda rivolta alla città in questi tempi: cos’è la cultura? Altri ricordano ferlinghetti, il beat, hovistolementimiglioridelmiotempo, On the road. Al duomo il microfono ricorda primo moroni con l’immagine del catcher in the rye, un salvatore - il giovane holden e tutto il resto – e cresce questo strano slogan “questi libri sono la nostra storia” , cresce come un’onda, prima piano poi sempre più forte - la voce che lo scandisce diventa ferma precisa drammatica urla – una frase che non fa rima non rimanda a chissà quale immagine, però davanti al duomo si sentono migliaia di persone che urlano a tutto fiato “questi libri sono la nostra storia” - una cosa incredibile. Malgrado siano tutti furibondi si mantiene la calma, non si cerca lo scontro fisico, la rabbia la si urla. Ci guardiamo intorno dietro davanti: cazzo siamo tantissimi. Pensi che se sei così tanti puoi fare delle belle cose. “chiediamo ascolto - ci danno polizia - è questa la loro - democrazia”. Possiamo farci ascoltare.
C’è anche otta in corteo, racconta del biko. Da qualche parte c’è anche alem. Arriva betta, si cordona a noi, poi ecco fabrizio e giulia. dal duomo abbiamo girato in via torino, stiamo ormai tornando indietro, è ormai buio. Fa freddo, freddissimo. Ci scaldiamo urlando e camminando e parlando e fumando.
Fa freddo cazzo un gran freddo. Si continua su via cesare correnti – che dio lo abbia in gloria e non si sa il perché – poi verso la stazione di porta genova, sempre più stanchi, infreddoliti, cazzo contenti, incazzati come spie. Ma lo vedete quanti siamo? Ma vi rendete conto? Ma lo sapete quel che fate? sono le domande che nascono normali. In via vigevano spunta dado, ma massi non c’è, è a casa; ecco i bengala, ecco i fotografi dei giornali che arrapati come dodicenni skattano: mio dio accendono i bengala. i bengala. mio dio. Domani questa la pubblicano. C’è violenza. C’è kasino. No. Niente di questo. C’è un corteo di gente inkazzata che arriva in piazza 24 maggio, come alla partenza. Ma non c’è più antonio scurati, non c’è più gabriele salvatores. Quelli avevano da fare, scrivere lavorare, cose. Sono andati via al concentramento. Non hanno fatto un metro di corteo. Ma ai giornalisti presenti questo non interessa. Hanno intervistato loro, il nome, il simbolo, chissà cosa si immaginano. No, qui c’è popolo. Ma non interessa a nessuno: niente interviste, nessuna curiosità, a parte il manifesto chesempresialodato. Poi due pirla tirano due raudi sulla polizia, superando con preciso lancio il cordone di protezione alla madama fatto dai fichissimi attivisti del conchetta. Un poliziotto/carabiniere si fa male alla mano. Dispiace. Ma se qualche bella testa non avesse avuto la pensata di chiudere il conchetta, tutto ciò non sarebbe stato. Neanche una mano ferita ci sarebbe stata. Neanche una, cazzo. Questo è quanto. Come un miracolo, un corteo spontaneo di migliaia di persone incazzate si scioglie da solo, senza gravi problemi.
Un ferito lieve, una trentina di taggatori, diecimila persone in corteo. Cosa colpisce di più?
Da quanto non capitava?
Questo giorno è un gran giorno per noi, per milano, per la dignità di un pensiero diverso, per il rispetto dell’essere minoranza.
E che cosa cazzo abbiamo letto nei giornali – il manifesto escluso?

Andrea Gessner

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