mercoledì 1 aprile 2009

G20 a Londra - PreReportage

Postiamo un reportage di un nostro conoscente che è stato poco fa a Londra e ha visto i preparativi per le azioni che oggi stanno paralizzando la città, e domani...

di Giakag

La prima cosa che si nota scendendo dal 30 ad Hackney Wick è il silenzio. O più precisamente l'assenza del rumore convulso di Londra, del gas, dei clacson, delle voci. Hackney Wick è silenziosa e immobile, è la periferia estrema della città. Una sopraelevata taglia la visuale percorrendo una lunga curva tra le case basse e poi tra i capannoni. All'orizzonte un enorme cantiere si allunga verso il cielo con le sue gru immobili. Il vento corre tra i grandi spazi vuoti, tra gli edifici squadrati, tra le colonne di lamiere ammassate nei cortili delle carrozzerie turche. Alza la polvere della strada, si infila nei canali dall'acqua torbida e si libera nell'enorme cantiere, sbattendo le tele di nylon sfrangiate dei silos.
[sms to: 0794404**** Ciao, sono al capolinea. Ti aspetto]
Gigi non lo vedo da mesi, a parte ieri notte. Lui occupa case qui ad Hackney dal '94, ha vissuto la Londra di reclaim the street. È il suo ossigeno. Speriamo legga il messaggio. Ieri l'ho incrociato a un café queer polacco, il Morg, che infine si è rivelato un ex pompa funebre - con tanto di cella frigorifera e lettini per le salme! - in cui si stava scatenando un concerto punk, vecchia scuola, creste alla mohicana, ragnatele tatuate sulle guance, sorrisi sdentati, tutti a ciondoloni, ubriachissimi, quasi tutti italiani. Ecco gigi. Mi fa cenno e si avvicina.
-Ciao! Com'è andata il viaggio?
-IL 30 fa un giro infernale! Ho impiegato quasi due ore con i mezzi... Capisco perché non scendi mai a sud del Tamigi...
-Diciamo che sto bene ad Hackney... Qui siamo all'estremo oriente, la zona industriale... É rimasta abbandonata per quasi vent'anni, qui c'era un rave ogni settimana... Cioè... I rave ci sono ancora, ma non è più come prima...
-È bellissimo qui... le strutture industriali vuote! E poi ha il silenzio delle periferie, adorabile... Non è un paradiso?
-Non più... È stata un bolla nel tempo, incredibile, fortissima... Sono situazioni che si presentano solo nei periodi di cambiamento... Con la crisi industriale degli Ottanta Hackney si era svuotata alla velocità della luce... Noi l'avevamo ripresa, l'avevamo fatta vivere a modo nostro... Il quartiere intero era rimasto sospeso, abbandonato a se stesso... Noi siamo stati la risposta... Banksy viene da queste vie, i suoi pezzi più famosi li ha spruzzati su questi muri... Ora hanno iniziato a convertire i capannoni in flat o studi artistici, ma dieci anni fa erano tutti vuoti... Il quartiere esplodeva di energia... Le vedi quelle case popolari? Quelle la con tutti i ballatoi comuni? Li un appartamento su tre era occupato... Qui non passava nessuno, venivi rapinato anche di giorno...
-Tu dove stai ora?
-Mah.. Ora giro un po' qua e un po' la a casa di amici...
La strada è spoglia, l'asfalto è vecchio e rotto, polveroso. Stiamo camminando tra muri di mattoni macchiati alla base da erba grigia. Dal fondo della via ci vengono incontro tre ragazzi. Vestono tute sportive, uno è in jeans. Ci guardano per storto. Noi camminiamo lenti come prima, senza battere ciglio. Loro ci vengono incontro tosti, con sguardi da lupo. Io resto freddo, Gigi li guarda alla “levatevi dal cazzo”. Ci incrociamo, ci superiamo. Gigi si gira.
-Do you have a fire?
Stop. Loro si girano. Uno allunga un fuoco verso Gigi, che si accende lo spino. Ci rigiriamo tutti e ognuno riprende la propria strada. Gigi sorride.
-Speravano gli chiedessi del crack... Qua fanno tutti i cattivi ragazzi... Tra poco arriviamo ai canali navigabili, uno sale fino a Camden... Hanno un sistema di dighe, come una piccola Amsterdam... C'è anche chi ci vive, con le barchette e tutto...
Girando spuntiamo direttamente su un piccolo ponte in cemento. Ci sono graffiti ovunque, l'acqua è sporca, un vena tra gli scheletri decaduti dell'impero industriale. Ci fermiamo a osservare le acque che si spostano lente, strafottenti. Siamo tutti cresciuti tra le fabbriche abbandonate. Il lavoro ha fallito. E i nostri padri e le nostre madri hanno fallito a credere nel lavoro. L'etica del lavoro. Un abbaglio. Un palliativo al gusto di emancipazione. A noi non frega un cazzo di lavorare, non dobbiamo arrivare da nessuna parte, ne spezzarci la schiena per dimostrare chi siamo, ne disciplinare i nostri impulsi, siamo esorcizzati. Quello che ci serve lo creiamo. Lo prendiamo. Lo costruiamo. Lo godiamo. Stop. Ora la crisi economica ridonda su tutti i media, la recessione globale. Ci vorrebbero ad aspettare l'apocalisse dietro i sacchi di sabbia. A disperarci. A noi che qualche apocalisse non spiacerebbe neppure. Gigi è perso nei pensieri al mio fianco. Questo è un altro periodo di cambiamento, e lo sappiamo bene entrambi. E sappiamo che questa volta la bolla potrebbe esplodere. E avrà dei costi.
-Il primo aprile ci sarà la demo contro il G20 ho sentito...
-si... Quattro demo che partono verso le undici da punti diversi della city e convergono sotto la Bank of England per un mass street party... I quattro spezzoni sono guidati dai cavalieri dell'apocalisse... Quello nero dell'homelessness a Cannon street... Quello silver dei money crimes al London Bridge... Quello rosso della guerra a Moorgate... Quello verde del climate chaos a Liverpool street... Nelle vicinanze si installerà un climate change camp... Ma il due aprile sarà interessante...
-Che succede il due?
-Beh... Il due si passa la giornata dall'alba a cercare di bloccare il summit dei venti stronzi... Gancio all'Excel Centre Canning Town... Azioni in gruppi di affinità...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

pink power! go giakag!!

Anonimo ha detto...

bello sto pezzo