lunedì 22 settembre 2008

Il Duka tra Corazzini e Pasolini


Sul numero odierno del Messaggero è uscita la recensione di "Roma K.O." a firma di Enzo De Mauro. Eccola!

Roma ko e il crollo del Corviale:
la battaglia (sempre persa) di chi non ha niente


Roma k.o., per le Edizioni X book (pagg. 217, euro 16, 00), è il primo romanzo sulla capitale del dopo-Veltroni. Anzi, ancora meglio, Duka e Marco Philopat, eroi e cantori della controcultura rispettivamente romana e milanese, quello schianto lo anticipano nella simbolica esplosione del chilometrico, titanico palazzone del Corviale, laddove i sogni muoiono all’alba. Capita nel libro ciò che il protagonista della Vita agra dell’anarchico Luciano Bianciardi aveva solo desiderato di compiere, ossia far saltare in aria il Pirellone, emblema del capoluogo lombardo, ossia dell’Italia post-ricostruzione prima illusa e dopo disillusa e tradita dal miracolo economico.Le due opere, pure così distanti e non solo cronologicamente, hanno in comune una totale mancanza di fede nelle “magnifiche sorti e progressive” evocate e messe in campo da un modello di sviluppo che è poi la macchina morbida in grado di stritolare il conflitto mentre lo provoca.

E il Duka, la cui epica disperata e folle egli stesso narra in prima persona senza enfasi e autoindulgenze a nome e per conto di un’intera generazione, passa di conflitto in conflitto, a reclamare diritti e giustizia, per città e strade e piazze di tutta Europa, implacabile e mite tuttavia nel disincanto e nella pungente, straziata indifferenza per le sconfitte. Egli sa, come ogni rivoluzionario disarmato, che conta l’esserci, il gesto reiterato della rivolta, il segnale e il seme lanciato verso il tempo che verrà come una freccia che certo troverà il bersaglio nel cielo del futuro. Passa molta Roma in queste pagine scritte a quattro mani – e di Philopat vanno almeno ricordati Costretti a sanguinare e La banda Bellini, entrambi editi da Einaudi Stile Libero – e passa la sua bellezza tante volte ferita dalle frustate della storia, passano i suoi quartiere popolari e i suoi miti e le lotte e le battaglie per le conquiste essenziali di chi non ha niente.

Senza tregua, fino all’ultimo respiro il Duka – creatura incline alla malinconia al pari di un Corazzini degli anni nostri, eterno figlio e ragazzo per sempre, pieno d’incanto e di compassione, mai arreso e mai riconciliato con un mondo, per dirla con Pasolini (al quale questo libro sarebbe forse piaciuto), che non lo vuole più e non lo sa – il Duka, dunque, compie il gesto estremo di purificazione dell’aria e di liberazione. Crollato il Corviale, il vento ponentino torna finalmente a soffiare su Roma e si porta via, nel nulla brillante delle nuvole, il suo Duka, il suo ragazzo, il condottiero celeste.

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